Musica legale per le parrocchie

Musica legale per le parrocchie

La Conferenza Episcopale Italiana firma l'accordo con la Società Consortile Fonografica, che riscuote i diritti connessi, da pagare oltre al diritto d'autore
La Conferenza Episcopale Italiana firma l'accordo con la Società Consortile Fonografica, che riscuote i diritti connessi, da pagare oltre al diritto d'autore


Roma – Con una certa enfasi la Società Consortile Fonografica (SCF) ha fatto sapere di aver stipulato un contratto con la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) che consentirà alle 30mila parrocchie italiane di diffondere musica legalmente in pubblico.

Il valore del contratto è in sé irrisorio ma ciò che conta per SCF è il fatto che ancora una volta vengano “riconosciuti” i cosiddetti diritti connessi : secondo la legge sul diritto d’autore, afferma infatti SCF, “per diffondere legittimamente musica registrata in pubblico, anche senza scopo di lucro, occorre infatti ottenere l’autorizzazione da tutte le parti che contribuiscono alla creazione del prodotto musicale, quindi gli autori, gli artisti interpreti ed esecutori e i produttori fonografici, in Italia rappresentati per la maggior parte da SCF. Per la diffusione in pubblico di musica registrata è necessario quindi regolarizzare la propria posizione non solo con la SIAE, per i diritti d’autore, ma anche con SCF per quanto riguarda i diritti connessi”.

La questione dei diritti connessi è giunta in passato alla ribalta delle cronache dopo che la stessa SCF aveva denunciato MTV perché a suo dire non corrispondeva i diritti nella loro totalità. In indagini che risalgono al 2003 sulle emittenti radiofoniche, la Guardia di Finanza avvalendosi della consulenza della SCF, aveva rilevato come il mancato pagamento di questi diritti è cosa diffusa . Da qui l’importanza per SCF del contratto con la CEI, destinato in qualche modo a “fare scuola”.

Rimane invece aperta la questione scaturita da una denuncia contro la SCF e una serie di altri enti, SIAE compresa, da parte delle Radiotelevisioni Europee Associate (REA) che lo scorso giugno hanno agito parlando di un “imbroglio dei diritti connessi”. Secondo REA, a rivendicare i diritti connessi anche attraverso SCF sono società italiane e straniere che producono, o meglio stampano, dischi in vinile e compact disk di opere musicali e video. “È un’attività industriale – aveva affermato la REA – che nulla ha a che fare con le opere dell’ingegno e dell’arte prodotte dagli autori e promosse dagli editori”. Secondo le radiotelevisioni associate, quello preteso da SCF è un “obolo perpetuo” che “andrebbe abrogato per scongiurare la paralisi totale della distribuzione dei prodotti audiovisivi e fonografici, per non vedere compromessa la diffusione delle opere fonografiche e, soprattutto per non penalizzare il consumatore con dei costi parassitari”.

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Pubblicato il
20 lug 2005
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