Net neutrality, leggi e politica

Net neutrality, leggi e politica

Una nuova legge vuole mettere al bando le corsie preferenziali fornite dagli ISP alle aziende paganti, mentre il padre della net neutrality entra in politica e il dibattito infuria: la FCC dovrebbe occuparsi d'altro?
Una nuova legge vuole mettere al bando le corsie preferenziali fornite dagli ISP alle aziende paganti, mentre il padre della net neutrality entra in politica e il dibattito infuria: la FCC dovrebbe occuparsi d'altro?

Il dibattito sulla net neutrality e le corsie di accesso preferenziali ai contenuti telematici dietro accordi di peering continua a infiammare la politica statunitense, soprattutto in seguito all’iniziativa di legge a opera di due rappresentati democratici tesa a mettere al bando le succitate corsie preferenziali.

La proposta di legge Online Competition and Consumer Choice Act è opera del senatore Patrick Leahy e del deputato Doris Matsui, e prevede che la Federal Communications Commission (FCC) stabilisca nuove regole in grado di impedire eventuali “trattamenti preferenziali o priorità” a opera dei provider per quelle aziende di contenuti (Netflix su tutti) disposte a pagare per velocizzare l’accesso degli utenti finali.

La nuova legge democratica a favore della net neutrality è stata accolta con pareri contrastanti : Public Knowledge definisce l’iniziativa “un chiaro segnale per la FCC” riguardo i rischi delle corsie preferenziali sull’ecosistema direte, mentre il think tank anti-neutrality TechFreedom parla del “peggior tipo di teatrino politico” e sostiene l’illegittimità di un intervento della FCC sulla questione.

La posizione della FCC è in effetti da tempo sotto i riflettori, divisa tra chi vorrebbe una Commissione limitata nei suoi interventi e ambiti di influenza e chi invece spinge per una riqualificazione del suo ruolo così da poter imporre regole più stringenti ai carrier telefonici che forniscono connettività di rete agli utenti.

Il problema più importante per FCC non sarebbe nemmeno la prioritizzazione del traffico, quanto piuttosto lo smantellamento dei monopoli che strangolano l’attuale panorama hi-tech, si sostiene altrove , mentre i carrier di reti cellulari provano a chiamarsi fuori dalla questione net neutrality per via delle limitate risorse di connettività disponibile su mobile.

Il dibattito su peering, neutralità e argomenti correlati pare insomma destinato a durare ancora a lungo, e di certo la decisione del “padre della net neutrality” Tim Wu di candidarsi come vice-governatore per lo stato di New York (assieme al candidato governatore Zephyr Teachout) non farà che contribuire ulteriormente alla ridda di parole sulla questione.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
19 giu 2014
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