New York, stop agli anonimi

New York, stop agli anonimi

Lo Stato di New York ha proposto una legge che impone agli anonimi di autoidentificarsi. Per scoraggiare il cyberbullismo basta chiedere nomi e cognomi?
Lo Stato di New York ha proposto una legge che impone agli anonimi di autoidentificarsi. Per scoraggiare il cyberbullismo basta chiedere nomi e cognomi?

Si prospettano tempi difficili per gli anonimi del Web. Dean Murray e Thomas O ‘Mara, due membri repubblicani dell’Assemblea dello Stato di New York hanno proposto un progetto di legge che punta a smascherare gli anonimi della Rete e a forzare gli amministratori dei siti a eliminare i commenti poco graditi postati da utenti sconosciuti.

Nel testo si legge che “Su richiesta, l’amministratore del sito Web deve rimuovere tutti i commenti postati da anonimi”, a meno che gli anonimi non alleghino al commento in questione il proprio nome, confermino l’indirizzo IP, rivelino l’indirizzo di casa. Inoltre, la legge prevede che i siti Web si dotino di un numero verde gratuito o di un’email che sia chiaramente visibile in ogni sezione dove vengono postati i commenti, così da poter accogliere reclami e segnalazioni. Gli anonimi avranno 48 ore di tempo per identificarsi e se si dovessero rifiutare, l’amministratore del sito provvederà in automatico a cancellare i post indesiderati.

Secondo Thomas O ‘Mara la normativa porterà una maggiore responsabilità nell’utilizzo di Internet nello Stato di New York. Peter Lopez, un membro repubblicano dell’Assemblea, ha paragonato la Rete al selvaggio West, in quanto “tutto è permesso”, mentre secondo Jim Conte la legge permetterà di “accendere i riflettori sul cyberbullismo, costringendo gli anonimi a rivelare la loro identità”.

Insomma, salvo colpi di scena, tutto lascia presagire che la legge sia approvata. Tuttavia la normativa presenta due lacune . In primo luogo, non prevede lo stesso rito di identificazione per chi segnala i commenti indesiderati e questo fattore rischia di far pendere l’ago della bilancia nettamente a sfavore degli utenti che non rivelano il proprio nome. In secondo luogo, l’efficacia della legge è tutta da dimostrare in quanto gli anonimi si devono autoidentificare e non è sempre dato per scontato che forniscano informazioni veritiere, ma è ben più probabile che offrano dati personali fasulli.

Gabriella Tesoro

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Pubblicato il
25 mag 2012
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