Obama, ordine di sicurezza

Obama, ordine di sicurezza

L'inquilino della Casa Bianca si raccomanda con il settore privato per una più stretta collaborazione con le autorità federali. Su Internet siamo tutti vulnerabili, dice Obama. Che tra l'altro è a favore della crittografia
L'inquilino della Casa Bianca si raccomanda con il settore privato per una più stretta collaborazione con le autorità federali. Su Internet siamo tutti vulnerabili, dice Obama. Che tra l'altro è a favore della crittografia

La Casa Bianca ha emanato un ordine esecutivo per promuovere una più stretta collaborazione su aziende e autorità federali sul fronte della cyber-sicurezza, un ambito in cui, secondo il presidente americano, gli USA sono chiamati a fare la parte dello “sceriffo”.

Oggi la Rete è un “Wild Wild West”, ha sostenuto Obama parlando alla Stanford University prima di emanare l’ordine esecutivo, un mondo dove tutti sono online e tutti sono vulnerabili . Settore pubblico e privato devono condividere quello che sanno, ha esortato il Presidente, e nuove tecnologie sono necessarie per superare i tradizionali meccanismi di difesa (come le password) per difendere i cittadini dai pericoli telematici.

La collaborazione tra pubblico e privato a cui invita Obama è di tipo volontario, il che comporta parecchi problemi per le aziende IT: il mondo interconnesso si fida sempre meno delle corporation a stelle e strisce dopo lo scandalo del Datagate, e in questo clima la prospettiva di collaborare con le autorità USA (autorità che già spiano il mondo intero, secondo quanto svelato da Edward Snowden) non può certo essere vista di buon occhio dal management di chi fa “business” nei cinque continenti.

Obama ha ammesso i problemi connessi con la necessità di accrescere le difese online riuscendo nel contempo a rispettare le libertà civili e la riservatezza, per non parlare delle conseguenze (tuttora in divenire) del succitato Datagate. Il Presidente, poi, è apparentemente un fautore dell’utilizzo delle tecnologie crittografiche, posizione questa non particolarmente ben vista dai responsabili della sicurezza federale.

Dal punto di vista di Tim Cook, CEO di un’azienda (Apple) che è appunto già entrata in contrasto con l’FBI per le nuove protezioni crittografiche dei gadget iOS, sacrificare il diritto alla privacy per una maggiore sicurezza equivale a rischiare di perdere le conquiste sin qui raggiunte con lo “stile di vita” democratico – o comunque americano.

Come se ne esce? Raytheon, contractor della difesa USA, propone di “compartimentare” Internet creando nuove reti chiuse, inaccessibili dall’esterno per utilizzi sicuri e settoriali come i gadget della Internet delle Cose. Nel mentre, gli esperti di sicurezza che si sporcano le mani con vulnerabilità ed exploit temono di finire nei guai a causa di nuovi accordi internazionali (Wassenaar Arrangement) che regolamentano l’esportazione di certe tecnologie che possono rappresentare un pericolo: la condivisione delle informazioni relative alle minacce informatiche auspicata da Obama vale evidentemente solo nel quadro istituzionale.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
16 feb 2015
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