ONU: regole per i robot killer

ONU: regole per i robot killer

Aperto il dibattito sulle macchine che possono uccidere senza l'intermediazione dell'uomo: una questione da regolamentare prima che diventi realtà
Aperto il dibattito sulle macchine che possono uccidere senza l'intermediazione dell'uomo: una questione da regolamentare prima che diventi realtà

L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha deciso di provare ad intervenire sull’utilizzo in guerra dei robot killer , quelle armi automatiche letali che in teoria possono selezionare obiettivi ed attaccarli senza il diretto intervento dell’uomo.

Naturalmente non si parla dei robot già esistenti, guidati dalla mano dell’uomo, ma dei possibili sviluppi di questa tecnologia, su cui stanno già lavorando diversi eserciti terrorizzando gli esperti di scenari futuri e distopici che paventano l’avvento di un’intelligenza artificiale in grado di prendere il potere minacciando l’esistenza stessa dell’umanità.

A lavorare alle pericolose macchine ci sarebbero in prima fila gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, Israele, il Regno Unito e la Corea del Sud: quest’ultima – per esempio – già impiega i robot Samsung Techwin – in grado di individuare ed agganciare automaticamente possibili bersagli tramite le rilevazioni del calore corporeo via sensori infrarossi – per sorvegliare la zona demilitarizzata che la divide dalla Corea del Nord. Negli Stati Uniti, invece, l’azienda Northrop Grumman ha sviluppato il drone X-47B in grado di seguire rotte di volo programmate sotto la supervisione di un pilota; Israele, poi, starebbe lavorando ad Harop, un drone armato che può selezionare i bersagli attraverso uno speciale sensore. Non si tratta comunque di fantascienza ma di scottante attualità: è per questo motivo che c’è bisogno di raggiungerà subito un’intesa.

A scrivere all’ONU per intervenire tempestivamente sulla faccenda, una serie di figure di spicco e di personaggi insigniti dal Nobel , come l’arcivescovo Desmond Tutu del Sud Africa e l’ex presidente polacco Lech Walesa: “È inconcepibile – si legge nella lettera congiunta – che l’uomo stia intensificando la ricerca e lo sviluppo di armi letali destinate ad uccidere persone senza bisogno dell’intervento umano”.

Inoltre, Human Rights Watch (HRW) ha già pubblicato un rapporto ] dal titolo “Scuotere le fondamenta: il diritti dell’uomo e i Robot Killer” con cui chiede il bando delle prossime evoluzioni degli attuali robot militari attraverso un nuovo trattato internazionale , oppure una modifica della Convenzione sulle armi convenzionali di cui fanno già parte 115 Stati.

Così, nei prossimi giorni si terrà un incontro per discutere di questo argomento: la scelta non è naturalmente delle più facili, anche perché per ogni studio contro i robot killer ce n’è uno a favore.
Ronald Arkin dell’Istituto di Tecnologia della Georgia, per esempio, afferma che proprio i robot killer possono diminuire i danni collaterali e diminuire le vittime dei conflitti di guerra. Arriva anche a dire che i robot possono avere “comportamenti più etici dei soldati umani”, che purtroppo si possono rendere protagonisti di terribili atrocità.

Nel frattempo, poi, è compatto il fronte che vorrebbe maggiore libertà per i droni commerciali, quelli da impiegare per le fotografie aree in primis : a guidare le fila, operatori dei media e studi cinematografici, interessati ad una regolamentazione che permetta di impiegarli con meno spese e che al momento si trovano costretti a confrontarsi con la dura disciplina di utilizzo prevista negli Stati Uniti dalla Federal Aviation Administration , preoccupata dei possibili incidenti che la liberalizzazione può causare.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
15 mag 2014
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