Roma – Ma che fine hanno fatto i domini .eu? A più di dieci giorni dallo scadere della sessione pubblica della Commissione europea, sulla questione è calato il silenzio. Dalle istituzioni europee, per il momento, non arriva alcuna indicazione sui consigli e suggerimenti che aziende e privati hanno inviato alla CEE sul tema della creazione dei nuovi domini.
Il documento della Commissione con cui è partito il lavoro di consultazione sui domini .eu, è datato 2 febbraio e si riferisce esplicitamente al 17 marzo come data ultima per la “consegna” dei suggerimenti da parte degli interessati.
Il primo passo essenziale per l’avvio delle procedure di registrazione, è l’approvazione da parte dell’ ICANN , l’organismo internazionale di supervisione sui domini, delle nuove estensioni di dominio, approvazione che pare comunque scontata e in tempi rapidi. Il secondo passo, più complesso, è quello relativo alla costituzione di un registro europeo per i nuovi domini e di una infrastruttura normativa che, come afferma il documento della Commissione, tenga conto dei problemi insorti nel settore, dall’abuso delle registrazioni al cybersquatting e via dicendo.
Da quanto si sa, l’idea principale è quella di creare una associazione no-profit in seno all’Unione Europea che prenda in carico la gestione del Registro .eu e che possa dialogare con tutti i soggetti interessati per la predisposizione delle normative che regoleranno i processi di registrazione.
Va detto però che il lancio dei nuovi domini non potrà avvenire in tempi molto rapidi. E questo perché, dopo la consultazione pubblica appena conclusa, la Commissione dovrà selezionare una serie di soggetti-consulenti per la formulazione dei regolamenti, dovrà confrontarsi con le diverse istituzioni europee e con le associazioni e organizzazioni comunitarie le cui attività sono legata alla rete.
Un aspetto importante della normativa sarà la possibilità di delega del Registro europeo ad altri Registri locali, sul modello di quanto già avviene per i domini “comuni” (.com ecc.). Ma anche questo richiederà del tempo, perché oltre al “sistemone” di registrazione, ovvero tutto ciò che va dalla costituzione del database dei domini agli strumenti per la sua gestione, sarà necessario lavorare sull’integrazione con i registri locali.