L?informatica sta invadendo tutti i settori della vita quotidiana.
Ormai il computer non è più solo il mezzo di lavoro dell?operatore informatico, ma sempre più categorie, dall?operaio specializzato al medico, si servono del mezzo telematico.
Il concetto, ben noto nel campo informatico, di una rete di terminali collegati ad un server, permette, nel mondo del lavoro, di consentire la collaborazione tra dipendenti e datori di lavoro anche da luoghi diversi.
Con l?esplosione di Internet le possibilità si sono esponenzialmente ampliate.
Così il dipendente, senza spostarsi da casa, potrebbe, semplicemente collegandosi nel cyberspazio, rendere la propria collaborazione continuativa e coordinata per numero n. di ore.
I vantaggi di tutto questo sono evidenti; abbattimento dei costi per le strutture, ad esempio, ma anche, seppur indirettamente, la riduzione del congestionato traffico dei lavoratori che debbono recarsi sul luogo di lavoro e tornare a casa.
Così, sono ipotizzabili varie forme di telelavoro: home working ossia il lavoro a domicilio, il lavoro presso centri di telelavoro distaccati dalla sede principale e, ancora più stupefacente, il mobile work che si verifica quando il lavoratore può prestare la propria attività ovunque si trovi, senza necessità di alcuna struttura fissa.
Queste le potenzialità.
L?Italia, purtroppo, si trova ancora indietro rispetto ad altri Paesi del Nord Europa.
Comunque, il telelavoro potrebbe essere uno dei mezzi per combattere la strisciante disoccupazione, anche a livello europeo.
Del resto l?Italia ha anche una particolare e complessa legislazione sul diritto del lavoro, per cui occorrerà mutuare al telelavoratore molte delle garanzie previste per il dipendente all?interno dell?azienda.
E? chiaro che lo stesso criterio di subordinazione nella sua classica lettura, ossia il lavoratore che pone le sue forze a disposizione di un datore di lavoro sotto la direzione di quest?ultimo, dovrà essere rivisitata.
Il concetto di controllo dovrà scemare in un coordinamento, perché, intuitivamente, il dipendente è sottratto per forza di cose ad una diretta sorveglianza da parte dell?imprenditore.
Il telelavoratore dovrà garantire un numero di ore di prestazione giornaliera, che distribuirà a sua discrezione nell?arco della giornata, salvo fasce di reperibilità.
Anche il concetto di straordinario e di lavoro notturno dovranno essere rivisitati.
Certo che il telelavoratore avrà diritto a percepire, a parità di qualifica, la stessa retribuzione del lavoratore ?normale?.
Fino ad ora gli esempi concreti sono rinvenibili nel settore delle aziende di informatica e telecomunicazioni, con accordi sindacali ad hoc previsti per questi tipi di lavoro, ma è certo che questo sia un campo in netta estensione.
Si pensi che la legge 191/98, conosciuta con il nomen vulgaris di Bassanini ter, prevede l?ipotesi del telelavoro persino per la Pubblica Amministrazione.
E? stato addirittura istituito un sito sindacale sul problema, che riportiamo di seguito: www.cgil.it/fiom/telelav/index.htm .
Inoltre esiste una associazione Telelavoro Web Italia, contattabile al sito www.mclink.it/telelavoro , con una interessante raccolta bibliografica, oppure al www.cisi.unito.it/progetti/telelavoro/index.html del centro interstrutturale di servizi informatici.
Si pensi che oggi in Danimarca, quasi il 12% della popolazione attiva nel mondo del lavoro, lavora a distanza via Internet.
Forse anche questo può essere un obiettivo per il nostro Paese.
Avv. Marco Boretti
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