Pechino (Cina) – Scontri tra autorità cinesi e Microsoft su Windows ce ne sono stati parecchi negli ultimi mesi ma mai era accaduto un fatto così clamoroso. Chen Chong, sottosegretario cinese alla comunicazione, ha affermato pubblicamente: “Non vogliamo che un’azienda possa monopolizzare il mercato del software. Pensiamo a Linux perché possiamo controllarne la sicurezza, e quindi anche il nostro destino”.
Affermazioni significative, rincarate nelle ore successive dalle parole di un ex talento della Microsoft locale, Liu Bo, oggi a capo dell’azienda Linux di stato Red Flag: “Nessuno può garantirci che Windows non abbia backdoor”. Parole che si rifanno alla vecchia polemica sulla NSAKey all’interno di Windows e che mettono in luce tutti i problemi del software proprietario. Un modo di vedere che quest’anno era già stato sostenuto dal quotidiano dell’esercito cinese, secondo cui appoggiarsi a Windows era un errore da parte del governo.
La visione dell’alternativa Linux come l’unica percorribile non solo è perfettamente comprensibile – perché solo un software open source consente la verifica di ogni porzione di codice e di ogni sua funzione – ma non è neppure cosa del tutto nuova.
Come si ricorderà, infatti, di recente in Francia è partita una campagna animata da due parlamentari che si sono scagliati contro l’uso di Windows nella Pubblica Amministrazione sostenendo che gli uffici dello Stato dovrebbero utilizzare soltanto Linux, proprio perché unico software di cui “si sa tutto”. Alla base di questa campagna c’è la convinzione che in Windows ci possano essere codici che trasmettono dati a “terzi” senza che l’utente pubblico lo possa sapere.
Ipotesi che Microsoft ha sempre e ripetutamente smentito scagliandosi anche contro l’iniziativa francese, considerata “pericolosa”.
Meno comprensibile, da parte cinese, la tirata sul monopolio, essendo il governo di Pechino uno specialista in materia…
Per Linux, dunque, si annuncia un “futuro agevolato” all’ombra della Grande Muraglia. Un futuro che potrebbe portare il suo share di mercato, oggi intorno al 3 per cento in Cina, alle quote detenute al momento proprio da Microsoft. A sperarlo pare siano, sempre più numerosi, gli alti papaveri di Pechino.