San Francisco (USA) – Dietro i più grandi flop di Intel dell’ultimo anno, dal chipset i820 fino ad arrivare a Timna, si nasconde l’ombra cupa delle Direct Rambus DRAM, nuovi moduli di memoria super performanti che avrebbero dovuto spalleggiare le prestazioni del Pentium 4 e che hanno finito invece per complicare enormemente la vita ad Intel.
In una intervista rilasciata al Financial Times , Craig Barrett, CEO di Intel, ammette pubblicamente che la partnership con Rambus è stata uno sbaglio: “Noi abbiamo fatto una grossa scommessa su Rambus e non ha funzionato. In retrospettiva, è stato un errore dipendere da una terza parte per una tecnologia che controlla le tue prestazioni”.
Questa pubblica ammissione di Barrett suona quasi come uno sfogo liberatorio, un modo per esorcizzare una situazione che rischia non solo di buttare all’aria tutti i piani dell’azienda, ma anche di farle perdere la fiducia ed il prestigio dei clienti.
Intel ha già investito molto per fare in modo che le RDRAM si affermino come le memorie di futura generazione per i PC, ma fino ad oggi i risultati sono stati scarsi ed i costi di questi chip sono ancora molto elevati.
Barrett confessa anche, sebbene lo si fosse già intuito da tempo, come il supporto da parte di Intel alle memorie Rambus possa ormai considerarsi più un obbligo contrattuale, che una convinta scelta strategica. Ma di questo ne è senza dubbio ben consapevole anche Avo Kanadjian, vice presidente di Rambus, che non si è mostrato particolarmente scandalizzato dalle affermazioni di Barret, limitandosi a sostenere che “il guadagno prestazionale dei Pentium 4 parlerà da solo”.
“Sputafuoco” Barrett non ha risparmiato frecciatine a Rambus nemmeno riguardo alla sua campagna di denunce contro alcuni produttori di DRAM, a suo dire colpevoli di violare diversi brevetti da essa registrati agli inizi degli anni ’90: “Noi speriamo di essere partner di una società che voglia concentrarsi sulle innovazioni tecnologiche piuttosto che sul tentativo di raccogliere dazi dalle altre aziende”.