Roma – Da Bruxelles arriva la scure di Business Software Alliance sull’Italia. L’alleanza dei maggiori produttori di software da anni impegnata nella lotta alla pirateria informatica costi quel che costi ha infatti ancora una volta messo il nostro paese alla gogna: il 44 per cento dei programmi in circolazione sarebbe stato copiato illegalmente.
I calcoli della BSA sostengono che in Europa ci sono stati 8.300 miliardi di lire in mancati introiti per le softwarehouse e che quasi mille di questi miliardi sarebbero da attribuire alla pirateria informatica italiana. Come sempre non è chiaro come siano calcolati i mancati introiti e se sia tenuto in debito conto il fatto che ai prezzi di listino solo una piccola percentuale dei programmi comprati sul mercato nero sarebbe stato comprato nei negozi. Un dato, questo, che non sembra trovare asilo nelle statistiche BSA.
Secondo la BSA, comunque, il tasso di software pirata sul totale in Europa è mediamente più basso di quello italiano, attestandosi al 34 per cento. E il nuovo, si fa per dire, “fronte di lotta” individuato dall’alleanza antipirateria è diventato ufficialmente Internet.
L’associazione ha infatti riferito che quest’anno sarebbero stati chiusi in collaborazione con i provider la bellezza di 1.468 siti colpevoli di distribuire programmi pirata. Ma pare che altrettanti, pur scovati dalla BSA, ancora proseguano in questa attività.
Chiarissimo Beth Scott, direttore della comunicazione dell’alleanza: “Il nostro messaggio a coloro che credono di potersi nascondere nel mondo di internet e offrire software senza una licenza attraverso le proprie pagine web è che prima o poi saranno presi e sanzionati”.