Gubbio – L’idea è accarezzata da lungo tempo da ambienti della FNSI , il sindacato dei giornalisti iscritti all’Albo, ed è stata rilanciata da Barbara Palombelli nel corso del forum “Nuova etica dell’informazione” che si è tenuto sabato scorso a Gubbio: porre un bollino sui siti di informazione, un bollino che attesti la qualità del lavoro svolto.
Nel corso dell’incontro, la celebre giornalista Palombelli ha sostenuto che per i siti è necessario il bollino, come “marchio di qualità, come per il vino o la mozzarella doc, per evitare di restare soli nel nostro lavoro”. Parole criptiche, certo, ma pericolose secondo altri partecipanti al forum. Mario Pirani ha infatti risposto alla giornalista spiegando che “la Rete è l’impero dell’individuo: sulla qualità giudicherà il mercato. La richiesta di codici e bollini è politicamente pericolosa”. Pirani si è anche chiesto “con la Rete che fine faranno i giornalisti?”
Sulla linea antibollini anche Dario Sorgonà, secondo il quale chi produce informazione on e off line deve avere come limite la propria coscienza. Più o meno su questa direttrice anche Giuliano Zoppis, vicedirettore dell’Ansa, secondo cui “la qualità si verifica, non si certifica a priori”. Secono Zoppis occorre muoversi con cautela nell’ipotesi di normative, perché Internet “arricchisce l’informazione”.
L’intervento più lucido è sembrato però quello di Roberto D’Agostino , secondo cui molto semplicemente “la Rete non si può normare perché non ha un centro. Non ha né Cologno Monzese né Saxa Rubra”.