Roma – Cosa si può dire ad un’associazione che da una parte spende miliardi per comunicare agli italiani che copiare software in azienda è reato e dall’altra usa per il proprio sito Web software copiato? Se lo chiederanno in molti dopo che avranno verificato, come ha fatto Punto Informatico ieri, che il sito della BSA, bsa.org , si regge proprio su software free, liberamente riproducibile e modificabile a piacimento. Una segnalazione emersa inizialmente nella mailing list no-patents .
BSA per il suo sito utilizza software open source come Apache, PHP3, OpenSSL e MySQL, il tutto su sistema operativo free Unix, FreeBSD. Software copiato, dunque. Ed è solo curioso che, mentre scriviamo, la home page del sito presenti una serie di evidenti errori, file non trovati, forse mancanti, segno di qualche problema ai server o forse di qualcosa di più serio.
Per la sua pubblicità TV la BSA è già stata denunciata all’Authority del mercato proprio perché nel suo spot televisivo non solo illustra sanzioni che non corrispondono a quanto previsto dalla legge sulla contraffazione ma anche perché sostiene con fermezza che “copiare software in azienda è reato”.
Si tratta di una palese falsità che, alla luce dei software utilizzati sul suo sito, costituisce una contraddizione che la BSA non può neppure fingere di ignorare. Nei tempi recenti questa contraddizione sembra posizionarsi come la più pesante gaffe dell’Alleanza antipirateria, già criticata in passato per le aggressive campagne in Italia e all’estero contro la duplicazione illegale del software.
Ora il rischio è che nonostante la denuncia e l’evidente contraddizione, la BSA decida comunque di proseguire la sua incredibile campagna “promozionale”. Non si può che sperare che a mettere in chiaro l’accaduto intervenga al più presto l’Authority.
Su queste pagine Punto Informatico si augura di poter ospitare nei prossimi giorni un intervento della divisione italiana di BSA sulla questione.