Il Cairo (Egitto) – Una serie di “smart villages”, di piccole città “intelligenti”, cioè dotate di sistemi altamente tecnologici, di centri di studio, di agevolazioni per le aziende hi-tech che si stabiliscono lì e di altre “spinte” perché diventino “piccole Silicon Valley” locali: questo il progetto varato dal governo egiziano sempre alla ricerca di nuovi modi per spingere la tecnologia dell’informazione nel paese.
“L’Egitto – ha spiegato il ministro delle Comunicazioni Ahmed Nazif – è tradizionalmente la capitale intellettuale del Medio Oriente e dei paesi arabi ed è qui che vengono prodotti contenuti per i media della regione. Questo è dunque il futuro. Portare i contenuti sul World Wide Web. L’Egitto è infatti un leader nei media, nella televisione, nel cinema e in Internet nonché un gateway preferenziale verso l’Africa”.
Il primo “business-park” egiziano orientato alla tecnologia sarà costruito vicino a Giza, non lontano dalla capitale. Il secondo troverà posto a Mansoura, al nord de Il Cario e un terzo ad Alessandria. Dietro all’operazione c’è anche il presidente egiziano Hosni Mubarak che, per trovare l’aiuto delle corporation americane, ha recentemente allungato il proprio tour negli Stati Uniti incontrando alcuni leader industriali e “chiedendo una mano”. Lo stesso Mubarak ha firmato una disposizione che offre una completa esenzione fiscale per dieci anni alle attività che verranno avviate nei nuovi “centri di sviluppo”.
In questa atmosfera di entusiastici investimenti per il progresso non si sentono le campane contro la censura. Sull’accesso ad Internet, infatti, come nella maggioranza dei paesi arabi, anche in Egitto vigono forti restrizioni, soprattutto per chi fa informazione. Restrizioni contro le quali solo in Egitto, finora, si sono levate parole dure.