Roma – Internet non è più quella di una volta, di questo ce ne siamo resi conto ormai tutti. Soprattutto, ciò vuol dire che non è più riservato ad una fantomatica èlite tecnologica che qualcuno ha addirittura assimilato agli adepti di una nuova religione. Anche la casalinga che va a fare la spesa trova sempre più cartelloni pubblicitari che pubblicizzano siti di ogni genere, in testa quelli di commercio elettronico e di home banking.
Eppure, sembra che la comunicazione legata alla rete non sia ancora trattata con l’attenzione che merita, non su Internet (dove nascono figure professionali nuove, come il web publisher e il content provider, che si occupano di contenuti dei siti e modi di esporli) ma attorno ad Internet.
Un esempio palese è legato agli spot radiofonici e televisivi. Quasi sempre, e comunque nella maggioranza dei casi, quando viene letto l’indirizzo internet si omette il punto che sta tra www e il dominio. Peccato che i browser a quel punto ci tengono e digitando l’URL senza, non si accede proprio a nulla…
C’è cascato anche Yahoo! nel nuovo spot in onda sui network italiani in questi giorni. Chi digita www yahoo.it non accede al sito. E pensare che, con ogni probabilità, è una campagna più che milionaria? Ma per un punto Yahoo! (e tanti altri) rischia di “perdere la cappa”.
Chi ha familiarità con il funzionamento dei domini non stenterà certamente a risolvere il problema, ma pensiamo ai milioni di freewebbers (Liberisti, Clubnettisti, Tiscalisti, E-vaisti, etc…) che si sono riversati in rete dallo scorso anno e aumenteranno nel dicembre in corso? E ‘ forse questo un buon esempio? Forse i “primi della classe” della rete, presi dalle smanie di commercializzazione, rischiano di essere www cattivimaestri.it.