New York (USA) – Con lettere di diffida e accuse circostanziate, le majors di Hollywood riunite nella MPAA hanno ufficialmente dato vita nelle scorse ore alla prima crociata della grande industria contro Gnutella, network di file-swapping la cui notorietà e diffusione è da tempo in grande ascesa.
La MPAA ha iniziato inviando le sue lettere ai provider che offrono i servizi di connettività ad utenti di Gnutella a cui l’associazione degli industriali attribuisce attività illecite, in particolare il download e lo scambio di film via Internet.
Excite@Home, uno dei principali provider americani, sta inviando in queste ore ai propri utenti numerose lettere nelle quali vengono accusati di attività illecite. “Richiediamo – si legge nella lettera – che tu rimuova qualsiasi file tu stia distribuendo in violazione delle leggi sul copyright e che chiuda queste attività entro 24 ore. Per piacere rispondi a questa email con l’assicurazione che quelle attività illecite non si ripeteranno”.
Questo, dunque, il tono delle email inviate agli utenti, un tono che fa capire la forza delle diffide che la MPAA sta inviando ai provider americani che, se non si muoveranno, potrebbero essere accusati di “favoreggiamento”. Allo stesso modo alcune università, tra cui quella di Harvard, sono state contattate a proposito dei computer dai quali verrebbero condotte attività illecite.
La MPAA ha fatto sapere di conoscere nei dettagli le “operazioni” di numerosi utenti grazie al lavoro svolto dalla Ranger Online , azienda specializzata nelle attività anti-pirateria e già sfruttata a questo scopo da alcuni importanti industrie, tra cui Microsoft.
La strategia della MPAA per colpire chi usa Gnutella, nonostante le assicurazioni di voler fermare l’illegalità e di non voler “colpire gli utenti”, sembra decisamente azzeccata.
La prima mossa, infatti, è quella di contattare i provider che forniscono servizi a banda larga ai propri clienti. Una mossa “intelligente” non solo perché chi ha la banda larga può più rapidamente scambiare file di grandi dimensioni, come quelli dei film, senza perderci troppo tempo e dunque essere invogliato a farlo ma anche, e soprattutto, perché si tratta di utenti più facilmente “individuabili”. Molto spesso, infatti, l’utente broadband è dotato di un IP statico, elemento che lo “espone” ad essere facilmente rintracciato e, dunque, preso nel mirino delle liste di cui la MPAA dispone grazie a Ranger Online.
Gnutella ha molte armi per “difendersi” o, meglio, per difendere la possibilità per i propri utenti di scambiare i file che desiderano. Questo si deve soprattutto alla natura distribuita del network, che non è fondato su un network di server centrali e facilmente identificabili ma su una rete in continua mutazione creata dagli utenti del sistema stesso con le proprie macchine. Per questo alla MPAA, oggi, serve la collaborazione dei provider, gli unici a poter “chiudere il rubinetto”.
La forza legale della MPAA è quella che deriva all’industria americana dal Digital Millennium Copyright Act, la stessa legge che ha consentito ai discografici della RIAA di perseguire Napster in questi mesi. Ed è curioso che proprio la RIAA non molto tempo fa abbia dichiarato di considerare Gnutella un fenomeno ancora troppo marginale per rappresentare un vero problema per il settore, in qualche modo affermando che per il momento non si sarebbe occupata di perseguirne l’uso.
“Quello che cerchiamo di fare – ha spiegato il vicepresidente delle attività anti-pirateria nel mondo della MPAA, Ken Jacobson – è di educare la popolazione su quello che è appropriato sia da un punto di vista etico che da un punto di vista giuridico”.