Los Angeles (USA) – E ora è la volta delle web-radio, le emittenti via Internet che diffondono musica ed altri contenuti radiofonici sulla Rete. La RIAA, l’associazione dei discografici americani che sta da tempo perseguendo il sistema di scambio-file Napster, intende imporre a tutte le web-radio il pagamento di royalties per la musica da loro trasmessa.
L’associazione nella sua nuova crociata può contare sull’appoggio dell’Ufficio americano del copyright che lo scorso venerdì ha emesso un parere formale secondo cui le emittenti web non sono esenti dal pagamento dei diritti d’autore quando trasmettono musica via Internet.
Altri preziosi alleati per la RIAA in questa battaglia sono le net-companies che aspettano di poter far decollare i propri business su Internet non appena cesserà la distribuzione o lo scambio di musica online che oggi avviene in modo perlopiù illegale o incontrollato. Si tratta delle imprese della DiMA (Digital Media Association), organizzazione a cui appartiene anche Amazon.
Che la decisione dell’Ufficio del copyright sia decisiva lo ha ammesso la presidentessa della RIAA, Hilary Rosen, che si è detta “gratificata” dal fatto che la posizione assunta sia coincidente con quella dei discografici, sostenendo che si tratta di “un problema di legge e di sensibilità. Si tratta di diritti importanti per gli artisti e per i produttori. Non vediamo l’ora di lavorare assieme alle emittenti per consentire una trasformazione soft di questo mercato”.
Per le radio online, che speravano in una decisione opposta che escludesse le royalty quando la musica viene trasmessa via Internet, ora si apre una fase in cui molte potrebbero essere costrette a chiudere. Le “tariffe” da versare alla RIAA saranno decise nel corso di quest’anno e non è ancora chiaro quanto potranno impattare sul budget delle singole webradio.