Cambridge (Gran Bretagna) – Dopo il file sharing e le Web radio, nel mirino dell’industria discografica potrebbero presto finire le suonerie per i telefonini.
A mettere la classica pulce nell’orecchio ai giganti della discografia è l’inglese Envision, una società di monitoraggio di Internet che ha recentemente lavorato con la International Federation of Phonographic Institutes (IFPI) per identificare e chiudere i siti di file swapping.
In un suo recente rapporto, Envision sostiene come l’ormai diffusissima moda di scaricare suonerie per telefoni cellulari stia generando “un massiccio abuso della proprietà intellettuale” in Rete e stia arrecando all’industria un danno quantificabile (?) in oltre 1 milione di dollari al giorno.
Envision avrebbe identificato centinaia di siti in Rete che mettono a disposizione, gratuitamente o a pagamento, suonerie che si rifanno ai jingle più di moda o più noti, come quelli delle canzoni da discoteca, pop-rock, telefilm o cartoni animati.
Secondo Ben Boppin, COO di Envision, la stragrande maggioranza di questi siti, non corrispondendo nessuna royalty alle case discografiche, opererebbe nella totale illegalità. “Siamo di fronte ad un altro fenomeno tipo Napster” ha dichiarato solenne Boppin.
Il problema, continua Envision, sarebbe in gran parte attribuibile ai teenager, colpevoli di scaricare valanghe di suonerie dei loro artisti preferiti: fra i più popolari Eminem, Limp Bizkit, Destiny’s Child e S Club 7.
Secondo l’autorevole parere dell’avvocato Clare Griffiths, esperta in diritto d’autore, per una manciata di gracchianti note rischiano il tribunale o multe salate sia i siti che le diffondono sia gli utenti che le scaricano sul proprio cellulare.
Per Griffiths ogni melodia chiaramente riconoscibile, anche se solo di una decina di secondi, costituirebbe di per sé reato di copia; non solo, ma una melodia ridotta a dei banali trilli potrebbe persino violare i “diritti morali” dell’autore originario, prefigurandosi come “atto dispregiativo” nei confronti del suo lavoro.
Ma non è finita qui. L’ormai lanciatissima Griffiths s’interroga su scenari che, a suo dire, potrebbero far nascere “interessanti dibattimenti”. “Se il telefono squilla in un luogo pubblico, mettiamo una piazza – si chiede il nostro appassionato indagatore – si può parlare di pubblica esecuzione e quindi di ulteriore violazione dei diritti dell’autore del pezzo?”.
C’è da chiedersi come mai la SIAE non ci abbia ancora pensato. Si potrebbero apporre bollini ad hoc in ogni bar, areoporto, ascensore. E perché non prendersela con chi fischietta impudentemente celebri melodie aspettando l’autobus limitandosi invece solo ad aggredire il suo telefonino?