Roma – La pirateria sul software, ovvero le attività di copiatura illegale dei programmi protetti da copyright, aumenta anche in Italia. Ad affermalo è la Business Software Alliance (BSA), l’associazione dei produttori che da anni conduce in tutto il mondo una vera e propria crociata contro queste attività.
I dati diffusi ieri e tratti dal “Global Software Piracy Study”, “indicano – si legge nella nota giunta a Punto Informatico – che nel 2000 la pirateria informatica ha provocato danni economici superiori a 11,7 miliardi di dollari. In Italia, le perdite si attestano a 421,9 milioni di dollari.”
Secondo la BSA, nel 2000 la pirateria “ha arrecato alle aziende informatiche europee danni per 3,4 miliardi di dollari”. La media europea di diffusione del software pirata sarebbe del 34 per cento sul totale, in linea con la media mondiale.
Lo studio rivela per l’Italia una crescita della pirateria del 2 per cento rispetto all’anno scorso, a quota 46 per cento. “Le perdite economiche – insiste la nota – sono stimate in circa 900 miliardi di lire. L’Italia in questo modo si colloca al terzo posto nella graduatoria dei Paesi Europei dove si copiano illegalmente prodotti software, preceduta soltanto dalla Grecia (66%) e dalla Spagna (51%)”.
Le dimensioni dei mercati fanno sì che le perdite maggiori siano rilevate dalla BSA in Germania (635 milioni di dollari), Regno Unito (530 milioni) e Francia (480 milioni). Va ricordato, ad ogni buon conto, che le perdite sono calcolate stimando il numero di copie illegali in circolazione e moltiplicandolo per il prezzo di listino di quei software. Si presuppone, cioè, la mancata vendita a prezzo di listino di tutto quel software che invece è stato piratato e venduto al mercato nero a prezzi infinitamente più bassi.
Ma il dato centrale è che per la prima volta dall’inizio di questi studi della BSA, nel 2000 non si è avuta una riduzione della pirateria ma una sostanziale stabilità del fenomeno nel mondo.
“Nonostante il segnale positivo rappresentato dalla riduzione dei crimini informatici in diversi Paesi – ha sottolineato Beth Scott, Vice Presidente per l’Europa della BSA – la pirateria software non cessa di provocare in tutto il mondo la perdita di migliaia di posti di lavoro nonché miliardi di dollari di riduzioni salariali e mancate entrate fiscali”. “Nel tentativo di combattere questo fenomeno – ha continuato Scott – la BSA è costantemente impegnata a promuovere attività di verifica e anti-pirateria nonché a collaborare con i governi di tutti i Paesi per porre un freno a questo allarmante problema”.
“In Italia nel 2000 le vendite di PC sono cresciute di circa il 15%” – ha affermato Paolo Ardemagni, Presidente di BSA Italia (recentemente intervistato da Punto Informatico) – “mentre l’aumento delle vendite nel comparto software è stato inferiore al 5%”. “Questo – ha proseguito Ardemagni – indica una crescita tendenziale nel livello di pirateria. Concordo sul fatto che un aumento della pirateria è in controtendenza ma è sufficientemente suffragato dai dati”.
Ma ecco la sintesi delle rilevazioni sul crimine informatico che la BSA ha effettuato nelle diverse regioni del mondo. Europa Occidentale: Con il 34% nel 2000 l’Europa Occidentale rimane al penultimo posto in termini di numero di reati informatici, ma si colloca al secondo posto per le perdite economiche, superando la soglia dei 3 miliardi di dollari (26% del totale). L’Europa Occidentale è stata anche l’area geografica con le minori variazioni rispetto al 1999. Al primo posto per le perdite economiche nel 2000 figura la Germania (635 milioni di dollari), seguita dal Regno Unito (530 milioni), dalla Francia (480 milioni) e dall’Italia (421 milioni). Il tasso più elevato di crimini informatici è stato registrato in Grecia (66%), Spagna (51%) e Italia (46%). Per Grecia e Spagna il 2000 è stato il terzo anno consecutivo in cui i due Paesi hanno avuto il dubbio privilegio di guidare la classifica delle nazioni dell’Europa Occidentale dove la pirateria informatica si è fatta sentire maggiormente.
Europa dell’Est: Nel 2000 all’Europa Orientale è toccata ancora una volta la maglia nera dei reati informatici, con un tasso del 63%, pari a 405 milioni di dollari circa. La Russia, l’Ucraina e gli altri Paesi della CSI hanno registrato ancora una volta le percentuali di reati più elevate, rispettivamente con l’88 e l’89%. La Polonia, terzo Paese della regione per dimensioni, nel 2000 ha registrato una riduzione di 6 punti nel numero di crimini informatici rispetto al 1999, scendendo al 54%.
Nord America: Con il 25%, il Nord America si è riconfermato all’ultimo posto nel numero di reati informatici. Negli ultimi sei anni, infatti, la pirateria software ha subito un calo dal 32 al 25%. Tuttavia, con 2,9 miliardi di dollari, nel 2000 il Nord America si è collocato al terzo posto della classifica relativa alle perdite economiche, dietro all’Asia/Pacifico (4,1 miliardi) e all’Europa Occidentale (3,1 miliardi). Negli Stati Uniti i reati informatici sono scesi al 24%, mentre in Canada la flessione si è fermata al 38%. Nel Nord America la pirateria informatica ha fatto registrare negli ultimi sei anni perdite superiori a 22 miliardi di dollari. Nell’ultimo anno le perdite nella regione sono state ripartite in 2,7 miliardi di dollari per gli Stati Uniti e in 305 milioni per il Canada.
Asia/Pacifico: Quest’area geografica è stata l’unica nella quale nel 2000 il tasso di reati informatici è aumentato rispetto al 1999, passando dal 47 al 51%, oltre a essere la regione al primo posto in termini di perdite economiche: 4,1 miliardi di dollari, pari al 35% del totale. La pirateria informatica ha toccato i livelli più elevati in Vietnam (97%), Cina (94%) e Indonesia (89%), mentre in Giappone (37%) e Corea (56%) il fenomeno si è mantenuto su livelli più contenuti. Giappone, Cina e Corea sono stati i Paesi ai primi tre posti per quanto riguarda le perdite economiche, rispettivamente con 1,6 miliardi, 1,1 miliardi e 302 milioni di dollari.
America Latina: Nonostante nel 2000 il fenomeno della pirateria informatica abbia registrato una flessione rispetto all’anno precedente, l’America Latina (58%) ha superato il Medio Oriente (57%), salendo al secondo posto come percentuale di reati, per complessivi 869 milioni di dollari. I Paesi con il numero più elevato di crimini informatici sono stati la Bolivia (81%), il Salvador (79%) e il Nicaragua (78%). Con il 49% il Cile è stato ancora una volta il paese dell’America Latina con il tasso di reati più basso, mentre Brasile e Messico, le due nazioni con l’economia più florida, non hanno fatto registrare variazioni rispetto al 1999, mantenendosi rispettivamente al 58 e al 56%. L’Argentina, terzo paese della regione dal punto di vista economico, si è attestata anch’essa al 58%.
Medio Oriente e Africa: Nel 2000, la regione Medio Oriente/Africa si è collocata al terzo posto come numero di crimini informatici (55%). I paesi con il tasso di reati più elevato sono stati il Libano (83%), il Qatar (81%) e, a pari merito, il Bahrein e il Kuwait con l’80%. Complessivamente la pirateria software nella regione è costata alle aziende produttrici 376 milioni di dollari. Nel 2000 tutte e tre le nazioni del Medio Oriente con le economie più sviluppate – Turchia, Israele e Arabia Saudita – hanno registrato una flessione nel numero di reati informatici. La Turchia è passata dal 74% del 1999 al 63% del 2000, mentre nello stesso periodo l’Arabia Saudita è scesa dal 64 al 59%. Con il 41%, Israele è stato il paese con il tasso di crimini informatici più basso di tutta la regione.
Da segnalare, infine, che l’Africa è stata l’area geografica che ha fatto registrare la diminuzione più sensibile degli atti di pirateria, passati dal 59% del 1999 al 52% del 2000. Un tasso di reati in diminuzione, accompagnato da una solida economia, è generalmente indice del progressivo declino della pirateria e di sostanziali cambiamenti nelle pratiche software.