Roma – C’era una volta la grafologia. Una volta, appunto, perché ora i segni di testo da interpretare sono segni elettronici. Lo sa bene Aric Sigman, il professore assunto da Lexmark International, una delle principali case di produzione nel mondo dell’hi-tech, per studiare i font.
Secondo Sigman, e stando a quanto pubblicato dal quotidiano britannico The Daily Telegraph, esiste una chiara relazione tra la scelta di un font e la personalità di un individuo.
Secondo Sigman chi utilizza caratteri che ricordano le vecchie macchine da scrivere, come Courier, è rimasto “bloccato nel passato”, mentre chi utilizza Helvetica dimostra una maggiore apertura verso le questioni contemporanee. Chi invece si trova a scegliere Times New Roman o Palatino appartiene al vecchio e al nuovo e ad entrambi i “mondi” dà il meglio di sé.
Individui particolarmente sensibili tendono ad utilizzare Arial o Sans serif mentre sarebbe proprio di ragazzine e giovani donne “ossessionate dalla moda” ricorrere al Georgia. Chi utilizza font come Comic Sans dimostra di volersi mettere al centro dell’attenzione mentre sfruttare corsivi di vario genere può indicare un rapportarsi “familiarmente”.
Sulle “scoperte” di Sigman non tutti i giudizi convergono. A TechWeb, l’artista grafico Milton Glaser ha confidato un’opinione durissima: “Probabilmente è più facile scoprire qualcosa di una persona in base al dessert che sceglie piuttosto che con questa ricerca. La mente umana è più complessa di tutto questo”.