New York (USA) – I produttori della carne in scatola SPAM, quelli della Hormel, non hanno più intenzione di lottare contro i mulini a vento e hanno ufficializzato la propria decisione di non voler più combattere contro il termine “spam”, parola che indica l’invio di messaggi non richiesti e abusivi.
I produttori della più celebre carne in scatola, creatori dell’imperdibile Spamburger Hamburger, hanno postato un messaggio sul proprio sito nel quale si spiega come il termine scritto tutto maiuscolo, SPAM, non può e non deve essere confuso con l’equivalente minuscolo “spam”, con cui l’azienda sostiene di non avere “nulla da spartire”.
La policy della Hormel non è nuova ma in questi giorni, con la complicità di una conferenza a San Francisco sulle metodologie anti-spam, la “SpamCon”, il tutto è venuto alla ribalta. Anche perché in passato la Hormel si era dimostrata molto gelosa del proprio nome, tanto da cercare una compensazione contro i produttori del Muppet Show per aver inventato un personaggio chiamato “Spàam”, una sorta di sacerdote adoratore della protagonista dello show “Miss Piggy” (celeberrima “maialina rosa”). Nel 1997, la Hormel ha ottenuto una compensazione da Sanford Wallace, meglio noto come “Spamford”, re dello spam che aveva posato per farsi pubblicità insieme a numerose confezioni di SPAM.
“Non abbiamo nulla contro l’uso del termine – spiega oggi la Hormel – ma ci opponiamo all’uso dell’immagine del nostro prodotto associata a quel termine”. Un portavoce dell’azienda ha spiegato che si tratta di far buon viso a cattivo gioco, vista la popolarità ormai assunta dal termine “spam”.
Come si ricorderà, il termine spam indica qualcosa che si cerca di rifilare a forza a qualcuno, da quando i comici del gruppo britannico Monty Python inscenarono una celeberrima e divertentissima scenetta (il video si trova anche su Internet) nella quale ai clienti di un ristorante il cameriere, rimasto senza cuoco, cercava in tutti i modo di rifilar loro la SPAM, la carne in scatola, come ultima risorsa.