Un virus si infila nella Biennale

Un virus si infila nella Biennale

Un gruppo di artisti e programmatori esporrà un nuovo virus informatico. In un evento destinato a far riflettere. Il virus potrà essere acquistato e veicolato da macchine e uomini. Quando il virus digitale va oltre il codice binario
Un gruppo di artisti e programmatori esporrà un nuovo virus informatico. In un evento destinato a far riflettere. Il virus potrà essere acquistato e veicolato da macchine e uomini. Quando il virus digitale va oltre il codice binario


Roma – “Un virus è solitamente considerato il male, il caos. Ma cosa succede quando a diffondere il caos è il tempio dell’arte contemporanea?”. Con queste parole si presenta un comunicato stampa in cui quelli di 0100101110101101.ORG e di epidemiC annunciano una nuova collaborazione-installazione-evento in occasione della 49esima Biennale d’Arte di Venezia.

I due gruppi lanceranno, mercoledì 6 giugno, giorno di apertura della Biennale, il “biennale.py”, definito come “un’opera d’arte e un virus informatico”. Il codice sorgente del virus verrà reso pubblico e diffuso mercoledì dal Padiglione della Repubblica di Slovenia. Le maggiori società anti-virus e software house sono già state informate delle specifiche tecniche di “biennale.py”, e al virus verranno allegate le istruzioni per la disinstallazione.

“I virus informatici, o programmi autoriproducenti – sostiene il comunicato – si comportano con il medesimo modus operandi dei virus biologici: si attaccano ad un “organismo”, ossia un file, per rimanerci e installarvi il proprio habitat, talvolta, e in casi più rari, per distruggerlo. I virus, pertanto, si diffondono rispettando perfettamente le leggi della conservazione della specie e dell’istinto di sopravvivenza. Un virus è, anzi vuole “esistere”, istintivamente e senza mediazioni, ed è proprio questa la principale ed unica funzione di “biennale.py”: sopravvivere.”

“La creazione di virus tout court – continua la nota – se si preferisce gratis, senza scopo e senza finalità, si presenta nella peggiore delle ipotesi, come testaggio, come sondaggio dei limiti della Rete, ma nella migliore delle stesse ipotesi essa è invece una forma di contropotere globale, forma generalmente prepolitica, ma che si oppone ai poteri forti, li riequilibra, li scompagina e li riassembla. Si fa strada l’idea che “un virus non sia semplicemente un virus”, ma piuttosto l’irruzione del sociale in ciò che di più sociale esiste: la Rete.”

All’interno del Padiglione della Repubblica di Slovenia sarà possibile leggere il codice sorgente di “biennale.py” e testarne il funzionamento su un computer infettato. Durante i giorni d’apertura della Biennale i gruppi promettono che diffonderanno migliaia di tshirt con stampato il codice sorgente del programma.

“Paradossalmente – avverte la nota riferendosi alle t-shirt – proprio come i virus biologici, “biennale.py” si diffonderà non soltanto attraverso le macchine, ma anche attraverso gli uomini”. “Il paradosso si fa ancora più evidente – spiega il comunicato – se si pensa che il virus, entità per eccellenza impalpabile e pericolosa, è in vendita a galleristi e collezionisti particolarmente spregiudicati. Acquistare un virus informatico è forse uno dei più eccitanti investimenti economici oggi realizzabili.”

Il progetto “biennale.py” si inserisce nel contesto del Padiglione della Repubblica di Slovenia, che quest’anno presenterà il progetto Absolute One. Un progetto che parte “dalla domanda base su come l’artista possa operare costruttivamente e rispondere attivamente al processo di globalizzazione” e offre un segnale forte e carico di ottimismo “al posto del dilagante fatalismo e all’idea di inevitabilità”. Gli artisti che rappresenteranno la Slovenia nell’ambito della 49esima Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia, oltre a quelli sopra citati, sono Vuk Cosic e Tadej Pogacar. Nuovo commissario del Padiglione Sloveno e curatrice del progetto: Aurora Fonda.

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Pubblicato il
5 giu 2001
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