Web – “Due to circumstances beyond our control, the ORBS website is no longer available” (a causa di circostanze oltre il nostro controllo, il sito ORBS non è più disponibile): con questa frase su una pagina interamente bianca viene oggi accolto il visitatore del sito Open Relay Behavior Modification System (ORBS) , uno dei “nodi centrali” delle attività anti-spam sulla Rete.
Una frase che sembra una lapide e, in effetti, una brevissima indagine di Punto Informatico sulle URL interne a disposizione ha constatato che tutto il materiale contenuto dal sito sembra essere stato letteralmente cancellato. Compreso l’elemento più importante per cui ORBS era seguito da moltissimi amministratori di sistema: la lista dei server noti per il loro spam, quei server che venivano bannati dagli amministratori più coscienziosi, desiderosi di non veder passare sul proprio network vagonate di posta elettronica non richiesta.
Della scomparsa di ORBS si parla dappertutto. Dai newsgroup è facile verificare come la cessazione del sito abbia colpito chi è impegnato nelle attività anti-spammatorie a tutte le latitudini.
E il mistero sulla “scomparsa” di ORBS si infittisce. Il suo owner, Alan Brown, si è finora rifiutato di dare qualsiasi spiegazione. In una sola email circolata finora, ha affermato che: “ORBS ha al momento molte diverse offerte per l’hosting. Non posso parlarne per la stessa ragione per cui non posso parlare di quanto accaduto”.
Parole che sembrano indicare che la “blacklist” di ORBS, che insieme al Mail Abuse Prevention System per anni ha difeso dagli abusi commessi su Internet, potrà avere un futuro, pur nell’incertezza del “quando” e del “come”.
L’attività principale di ORBS era quella di segnalare nella propria lista nera i server “open relay”, quei server cioè configurati in modo tale da prestarsi quale “veicolo” per lo spam. Da sempre gli spammer cercano e sfruttano questi sistemi, perché la loro attività ne viene agevolata.
E funzionava talmente bene il sistema concepito da Brown che in molti casi nella lista nera venivano inseriti server open relay anche se ancora mai utilizzati dagli spammer, un “giocare d’anticipo” che ha consentito a molti ISP e amministratori di rete di evitarsi malditesta da “traffico abusivo” di email sul proprio network.
Una delle polemiche più accese contro ORBS era quella derivante dal fatto che Brown inseriva nella propria lista anche quei server che impedivano al suo software di verificare la presenza o meno di un open relay. Una pratica che ha portato a Brown numerosissime critiche, perché significava inserire nella lista anche server che avrebbero potuto non essere open relay, dunque a rischio. Ma in molti hanno sempre difeso questa policy, sostenendo che contro lo spam questi mezzi sono giustificati.