Roma – Vista da qui, la decisione delle autorità iraniane a chiudere l’accesso ad internet ai minori di 18 anni appare come un atto arbitrario ed inaccettabile. Ma è una “mossa” del tutto in linea con l’oscurantismo tecnologico in cui il paese da qualche tempo sembra essersi infilato.
Nelle scorse settimane, il ministero della Cultura e dell’Informazione di Teheran aveva già fatto capire l’aria che tirava ordinando un blitz in centinaia di internet café e provvedendo alla chiusura di almeno 400 punti di accesso alla rete.
Ora la società telefonica di stato ha annunciato en passant che chi non ha 18 anni non potrà più accedere ad internet perché la rete “minaccia la sicurezza nazionale”. Un’affermazione che è ben lontana dall’essere una boutade per due ragioni: la prima è che internet ha concesso alla voce dell’opposizione di essere tale, e di offrire in rete un’alternativa politica; la seconda è che i contenuti che si trovano in rete sono inevitabilmente destinati ad aprire le menti dei giovani iraniani, al punto da rappresentare un pericolo per l’attuale status politico del paese, “gestito” dalle oligarchie islamiche.