Roma – Un conto già pagato. I portafogli di tutti sono destinati a svuotarsi ulteriormente dopoché gli abbonati alla prima flat-rate apparsa in Italia, quella di Galactica, si sono visti chiudere l’accesso.
Lo chiamavano “il sogno americano”, perché ci si poteva connettere alla rete come fanno gli americani, senza preoccuparsi dell’orologio. Ora è diventato un brivido italiano, che fa arrabbiare tanti e che fa male, molto male, non solo ad utenti e provider ma anche a tutta l’Italia online.
Uno ad uno i fornitori di connettività flat ci stanno ripensando, sospendendo le proprie offerte, trasformandole in altro attraverso operazioni di chirurgia plastica che lasciano segni visibili e permanenti, oppure nascondendole dietro “errori di sistema” o pagine web irraggiungibili sui propri siti. In realtà.. aspettano, aspettano che dagli organismi di controllo del mercato giunga una soluzione che consenta di tornare ad offrire un vero modello flat-rate in Italia.
La speranza di poter godere ancora in Italia di una tariffa di accesso a canone forfettario sta ora tutta nel lavoro di indagine e raccolta dati che l’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni sta conducendo. Ed è una speranza flebile, ridotta al lumicino, perché legata ad una Authority che si è mossa con clamoroso ritardo rispetto ad un problema, che contiene un’enorme opportunità, che si era palesato molto tempo fa, ancor prima di materializzarsi in un’offerta flat vera e propria.
Dunque la speranza è affidata ad un manipolo di esperti che non solo non ha saputo anticipare gli eventi ma non ne ha neppure seguito il velocissimo ritmo di sviluppo, limitandosi ad annunciare in pompa magna ma con straordinario ritardo l’inizio di un lavoro dovuto da molto tempo, a tutti, agli utenti e alle imprese. Lavoro che dovrà saper guarire le ferite causate da un processo già avvenuto e non governato.
Nell’inevitabile incertezza di questa attesa i più ottimisti possono dunque sperare. Ma non ci si illuda di poter avere le informazioni necessarie a comprendere i perché del ritardo, o i perché certe decisioni non siano state prese, certe indagini siano state omesse, certi gruppi di pressione si siano dimenticati del proprio ruolo.
Né si cerchi di attribuire all’ex monopolista, Telecom Italia, un ruolo diverso da quello che i suoi “colleghi” hanno attivato in tutta Europa e che è stato denunciato dalle lobby del telefono americano. Il ruolo di un’azienda che è al centro del mercato, che possiede infrastrutture e servizi, che può disporre molto e di più e che è naturalmente, inevitabilmente legata mani e piedi alle priorità aziendali: non perdere (troppi) clienti durante le ultime fasi della liberalizzazione del mercato per mantenere senza fatica lo status di leader del settore, con gli introiti che ne conseguono.
Le flat morte o moribonde fanno male a tutti: agli utenti, costretti a ricominciare a ragionare a minuti; ai provider, la cui reputazione è sempre più a rischio; alle attività economiche online, quelle che vogliono dire occupazione e creazione di ricchezza, quelle gettonate dagli utenti flat, capaci di rimanere online molte ore tutti i giorni e di fruire di molti e diversi servizi.
Domani qualcuno dovrà finalmente annunciare che il modello flat-rate è possibile, che i contratti di servizio saranno trasparenti, che le tariffe non saranno eccessive. Sarà una buona e tardiva cura per i disastri di questi mesi. Una cura costosissima ma dovuta: il conto del dottore è già stato pagato, i portafogli sono già stati svuotati.