Yahoo! non deve ubbidire alla Francia

Yahoo! non deve ubbidire alla Francia

Questa la sentenza di un tribunale americano che potrebbe avere enormi implicazioni nell'applicazione del diritto internazionale sulla rete. Il caso era nato dalle aste di oggetti nazisti ospitate dal portalone statunitense
Questa la sentenza di un tribunale americano che potrebbe avere enormi implicazioni nell'applicazione del diritto internazionale sulla rete. Il caso era nato dalle aste di oggetti nazisti ospitate dal portalone statunitense


Roma – Le attività statunitensi di Yahoo! non possono essere soggette alle decisioni di un tribunale francese né all’ordinamento di uno stato diverso dagli USA. Questo è il senso di una sentenza appena emessa da un giudice federale americano che potrebbe avere enormi implicazioni sul fronte del diritto internazionale “applicato” ad internet.

Secondo il tribunale distrettuale presieduto da Jermy Fogel, infatti, le sanzioni imposte a Yahoo! da un tribunale francese a causa della pubblicazione sul proprio sito americano di aste di oggetti nazisti non possono essere applicate negli Stati Uniti. In altre parole, Fogel ha stabilito che nel diritto americano, quanto avviene su un sito che sia ospitato da server americani e gestito da un’azienda statunitense non possa essere oggetto della risoluzione di un tribunale di un altro paese. E ha dunque sostenuto che anche nel caso di Yahoo.com si applica il Primo Emendamento della Costituzione americana, quello dedicato alla protezione della libertà di espressione.

“Siamo estremamente soddisfatti per questa decisione – ha fatto sapere un dirigente di Yahoo.com, Mary Catherine Worth – Questa sentenza ha implicazioni molto ampie per tutti, non solo per le imprese ma anche per tutti coloro che gestiscono pagine web qui negli Stati Uniti”.

Il caso delle aste nazi su Yahoo! è stato centrale in questi mesi, da quando un tribunale di Parigi, su denuncia di un’associazione di studenti ebrei, aveva imposto alla divisione locale di Yahoo, quella che ha base in Francia, di rimuovere i propri contenuti “offensivi”. Cosa che è regolarmente avvenuta ma che non è bastata. Il tribunale ha infatti poi minacciato Yahoo.com di multe fino a 13mila dollari al giorno qualora non avesse impedito ai navigatori francesi di entrare nel sito americano delle aste tra le auction di oggetti nazisti.

Yahoo.com aveva replicato di non poter impedire all’utenza francese l’accesso al proprio sito americano, ma era stato almeno in parte smentito proprio dal tribunale che si era fatto consigliare sulla questione da un comitato di tre esperti, tra i quali il chairman ICANN Vint Cerf. Questi avevano stabilito che era possibile per Yahoo.com impedire tecnicamente l’accesso ad almeno la maggior parte degli utenti francesi, sebbene lo stesso Cerf trovasse la cosa “inquietante”.

Alla fine comunque Yahoo! ha deciso di rimuovere quasi tutte le aste di oggetti nazisti sul proprio sito, sebbene con alcune vistose eccezioni, seguito poi in questo anche da eBay, il colosso delle online auction. Ma il portalone americano aveva tuttavia chiesto al tribunale di Fogel di giudicare la questione, ritenendo che le proprie attività statunitensi non potessero essere soggette all’ordinamento giuridico francese.

E ora Fogel ha dato ragione a Yahoo.com, creando in questo modo una giurisprudenza destinata a pesare non solo sul diritto americano ma anche su quello internazionale e più in generale sul complesso delle attività internet.

“Oggi – ha concluso Worth – il giudice in sostanza ha stabilito che le leggi degli Stati Uniti non ammettono che un altro paese regoli la libertà di impresa di un soggetto americano all’interno dei confini americani”.

Anche in Italia, come si ricorderà, rimangono aperti numerosi punti interrogativi sulla “perseguibilità” di siti esteri in caso di diffamazione ai danni di un soggetto di diritto italiano.

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Pubblicato il
9 nov 2001
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