Roma – Maurizio Gasparri, se ci sei batti un colpo. Sono tanti, migliaia, coloro che attendono infatti ormai da settimane dal ministro delle Comunicazioni un cenno di interessamento alla Petizione contro la legge sull’editoria .
Il documento, firmato da più di 54mila utenti italiani della rete e sostenuto da più di 3.300 siti, è stato consegnato alla Camera dei Deputati e giace al momento, secondo quanto riferito a Punto Informatico dalla Presidenza di Palazzo Montecitorio, presso la segreteria della Commissione Cultura, quella che ha competenza in materia di stampa.
Al ministro Gasparri è stato sollecitato un intervento, ormai da diverso tempo, anche in relazione alle dichiarazioni con cui lo stesso ministro ha in passato criticato la legge sull’editoria, sostenendo che era scritta male e da rifare.
Si tratta, in effetti, proprio delle tesi degli esperti e dei giuristi che in questi mesi hanno messo a nudo le contraddizioni di una legge ritenuta pericolosa, perché introduce per pressoché qualsiasi attività internet nuovi obblighi, quelli del “prodotto editoriale” che la stessa legge finisce per far rientrare nelle misure della legge sulla stampa del 1948. Proprio questi obblighi hanno scatenato in rete enorme preoccupazione della quale, fino a questo momento, il Governo non ha preso atto, e questo sebbene nel governo vi siano due ministri, lo stesso Gasparri ma anche il titolare della Difesa, Antonio Martino, che in passato hanno criticato la legge.
In questi giorni il tradizionale flusso di lettere alla redazione di Punto Informatico che si interroga sui passi avanti compiuti dalla Petizione sta aumentando. È evidentemente legittimo chiedersi cos’altro si debba attendere, da parte del Ministro, per portare all’attenzione dell’Esecutivo alcune modifiche a un testo normativo deficitario e contraddittorio. Un interessamento diretto del Ministro renderebbe naturalmente più veloce ed efficace la Petizione che, come si ricorderà, chiede l’abrogazione della legge 62/2001 o quantomeno una revisione sostanziale del primo e del terzo comma del primo articolo.