Roma – Chi si aspettava da questo Governo e questa maggioranza una qualche modifica alla tristemente nota legge sull’editoria, la 62 del 2001, ha avuto ieri un brusco risveglio. Non solo il Governo sostiene la legge ma intende farne un perno della propria politica.
In Commissione Cultura alla Camera, dove è depositata la Petizione contro la legge firmata da più di 54mila utenti internet e sostenuta da più di 3.300 siti internet, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l’editoria Paolo Bonaiuti ha difeso a spada tratta quella normativa, ritenendola una chiave fondamentale per l’attività del Governo.
La relazione di Bonaiuti, incentrata sui risultati delle attività editoriali e sugli ampi sostegni che il Governo vuole dare a chi non è premiato dal mercato, parla di “norme importanti” varate nella scorsa legislatura e considerate “un momento felice per il settore dell’editoria”. Norme che, ripete Bonaiuti in due occasioni, sono passate “con il consenso convinto” della Casa delle Libertà. Si tratta di norme che “salvaguardano l’informazione e la libera circolazione delle idee e della cultura”. Bonaiuti cita la legge sulle attività delle edicole e poi parla della legge sull’editoria, la 62/2001 .
Quel coacervo di pericolose contraddizioni, criticato per questo non solo da insigni giuristi e masse di utenti internet e preoccupati webmaster ma persino da rappresentanti dell’Ordine dei Giornalisti, viene considerata innovativa. “È basata – dice Bonaiuti – su una nuova e innovativa definizione di prodotto editoriale che assimila le componenti tradizionali cartacee – quotidiani, periodici, libri – a quelle multimediali online e offline”. Una visione del famigerato articolo 1 di quella legge che cozza platealmente con le interpretazioni offerte da numerosi esperti di diritto. Non una parola, inoltre, sugli obblighi introdotti per pressoché qualsiasi attività web, proprio perché “assimilata” al concetto di “prodotto editoriale”?
Non contento, Bonaiuti sostiene anche la bontà dei crediti di imposta e gli altri sostegni che la legge mette in campo non per tutti i “prodotti editoriali”, naturalmente, ma solo per quelli che rientrano in certi precisi canoni, sebbene poi tutti i prodotti siano tenuti al rispetto dei doveri di cui a quella legge.
Bonaiuti spiega anche che “dei tre atti regolamentari necessari per rendere operativa la nuova legge sull’editoria”, quello riguardante il Fondo per la riqualificazione dei Giornalisti e quello sui crediti agevolati sono all’attenzione del Consiglio di Stato, mentre il Ministero dell’Economia avrebbe ormai quasi concluso la redazione del provvedimento sui crediti d’imposta.
Per la riqualificazione dei giornalisti il Governo prevede una spesa di 8,5 miliardi l’anno per cinque anni, con il “consenso” (?) del sindacato dei Giornalisti (FNSI) e degli editori (FIEG).
Nelle sue conclusioni, Bonaiuti avverte che “il percorso tracciato” deve essere “continuato e reso ancor più concreto ed efficace”. C’è da chiedersi cos’altro, a questo punto, ci si debba attendere.
Qui il commento del Direttore editoriale di Punto Informatico