Roma – Mi ero chiesto come mai, dopo aver incontrato le associazioni dei giornalisti e degli editori lo scorso 30 ottobre, il sottosegretario all’editoria Paolo Bonaiuti non avesse voluto nemmeno ascoltare le tesi contenute nella Petizione contro la nuova legge sull’editoria. Me lo ero chiesto perché il suo Governo è stato più volte informato dell’esistenza della Petizione e perché ben due ministri dell’attuale esecutivo hanno ripetutamente espresso dure critiche a quella legge. Ma anche perché critiche a quella normativa sono apparse sulla stampa europea ed internazionale: c’erano insomma varie buone ragioni per ascoltare la manifestazione del dissenso.
Ieri il suo intervento presso la Commissione Cultura della Camera ha chiarito tutto. Sulla scrivania del Presidente di quella Commissione, competente in materia di stampa, si trovano sì i pacchi degli stampati della Petizione ma ora ci sono anche i cinque foglietti, ben più “pesanti”, lasciati lì ieri dal portavoce del Presidente del Consiglio.
Chiarisce tutto, quella relazione, perché rivendica con forza, per cancellare qualsiasi dubbio si possa avere, che la dirompente, malfatta, incredibile normativa sull’editoria passata nella scorsa legislatura è stata approvata dalla maggioranza parlamentare di allora in pieno accordo con la Casa delle Libertà. Un modo, dunque, per mettere a tacere le voci del ministro della difesa Antonio Martino o di quello delle Comunicazioni Maurizio Gasparri che si erano invece levate contro quel testo. Bonaiuti ha spiegato a tutti che quella legge, che lui ritiene “optima”, è sostenuta dalla più ampia maggioranza parlamentare ed è dunque inattaccabile.
Poco importano le firme raccolte , in un numero senza precedenti per la rete italiana, poco importano le dichiarazioni degli esperti , nulla valgono i pericolosi problemi contenuti nel primo articolo di quella legge, laddove si afferma che
Per “prodotto editoriale”, ai fini della presente legge, si intende il prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione sonora o televisiva, con esclusione dei prodotti discografici o cinematografici”.
E dove a questo prodotto editoriale si attribuiscono obblighi che risalgono al 1948: “3. Al prodotto editoriale si applicano le disposizioni di cui all’ articolo 2 della legge 8 febbraio 1948, n. 47.”
Con la nuova legge, oltre ai rischi giudiziari per coloro che dovranno sperare in una favorevole interpretazione della norma da parte del magistrato di turno, arrivano anche i finanziamenti alla corporazione dei giornalisti e degli editori, che finalmente sono in condizione di fruire anche nel mondo elettronico di quei crediti e quei sostegni che già falsano il mercato dell’informazione tradizionale.
A noi non rimane che vigilare, nella speranza che nessun sito e nessuna attività online sia mai messa nei guai per non aver obbedito alle burocrazie e agli adempimenti previsti dalla legge 62/2001.
In bocca al lupo a tutti.