Pechino (Cina) – Scansionare la posta elettronica inviata e ricevuta dai privati per verificare la presenza di contenuti politicamente illeciti ed eventualmente portare all’incriminazione dei responsabili della pubblicazione di siti web dissidenti. C’è questo dietro l’ultima iniziativa del ministero dell’Industria dell’Informazione cinese, una iniziativa che in quanto a censura online non ha precedenti.
Se da una parte l’iniziativa è senz’altro destinata a pesare negativamente su un settore dove pure il Governo di Pechino cerca di attirare, ormai da tempo, investimenti stranieri che consentano di far decollare ulteriormente le produzioni cinesi, dall’altra una mossa così drastica sembra indicare che le operazioni di controllo e censura fin qui attivate non abbiano portato i risultati sperati dal regime comunista.
A dover scansionare le email sono i provider e i siti-portali che offrono servizi di posta elettronica. Loro dovranno “girare” alle autorità ogni “materiale sensibile” individuato. Sempre i provider saranno responsabili per i materiali illegali pubblicati sui propri network, e dovranno dunque cancellare quanto di illecito dovesse apparire, anche in chat o forum…
Per “materiale sensibile” si intende tutto ciò che rientra in una lunga lista di contenuti illegali. Tra questi non solo i segreti di stato o il razzismo ma anche ogni forma di critica al comunismo, che viene interpretata come controrivoluzionaria, e qualsiasi appoggio ai “culti diabolici” come quelli del movimento spirituale Falun Gong, da più di due anni nel mirino della repressione violenta delle autorità pechinesi. Altri elementi più “tradizionalmente” vietati sono anche contenuti pornografici o materiali che possano essere ritenuti di incitamento all’uso della violenza (!).
Stando alle nuove regole, pubblicate sul sito del Ministero , i produttori stranieri di software devono ufficialmente garantire che nei propri programmi non vi siano spyware, capaci di monitorare quello che si trova nei computer cinesi o di far guadagnare una via d’accesso da remoto agli stessi.
Non solo: d’ora in poi i computer più importanti per l’amministrazione cinese o quelli che comunque rivestano un ruolo ritenuto di rilievo non potranno utilizzare altro software se non programmi realizzati in Cina.