Roma – E’ vero: ci sono persone che quando si piazzano davanti al computer, specie se è connesso ad internet, hanno una vera intrinseca difficoltà a staccarsene. Entrano in un mondo, nel cybermondo per eccellenza, e ne sono stimolate in modo tale da tendere a dimenticare il resto. Succede a molti, forse a tutti, i primi tempi in cui si inizia a percepire la vastità di internet e la quantità enorme di opportunità di conoscenza ed esperienza che offre. Poi passa o, meglio, si trova un equilibrio.
In alcuni, ci hanno detto gli esperti, a volte emerge l'”addiction”, un atteggiamento tossico che porterebbe a dimenticare davvero il resto del mondo e a rimanere connessi ad internet in modo compulsivo. Di alcuni casi si è parlato anche in Italia, spesso da parte di chi ne ha tratta ampia pubblicità. Ma ora si va oltre: l’addiction riguarda tutti.
Lo sostiene, pur usando altre parole, lo stimatissimo professore di Scienze Politiche a Stanford Norman H. Nie che da un paio d’anni spiega come Internet in effetti isoli le persone, allontanandole da amici e famiglia. Lo ha detto la prima volta proprio due anni fa sostenendo che le risposte ad un sondaggio condotto su vasta scala non lasciavano adito a dubbi: più tempo si passa online meno tempo si è disposti a passare in contatti umani vis-à-vis.
Il prof.Nie ne è convinto ancora di più oggi, dopo che un ulteriore sondaggio su 6mila americani gli ha dato ragione, o almeno così la racconta lui in un capitolo del libro in uscita negli Stati Uniti, un imperdibile volume dal titolo umile: “Internet nella vita di tutti i giorni” (“The Internet in Everyday Life”).
Di certo poco importa che Nie sia anche a capo di un’azienda, la SPSS , che consiglia alle altre imprese come relazionarsi con i clienti, sul comportamento dei quali lo staff SPSS si offre di sapere tutto. Quel che importa sono i dati scientifici.
Io non so se è vero che tutti preferiranno sempre più lunghe chattate notturne a notti d’amore insonne ma sono sicuro che il professor Nie ce lo farà sapere puntualmente. Ha già pronto il progetto per un prossimo volume in cui spiegherà se chi utilizza internet oltre ad essere addicted è anche depresso. Una domanda che fa incespicare sulla tastiera: e se non lo fosse?