Roma – Non c’era disinformazione nel pezzo di Luca Panerai apparso sulle pagine web di Panorama Next. Non c’era, perché un tale coacervo di affermazioni fuori misura, di citazioni sballate, di nomi inventati, di accostamenti improbabili non si può chiamare disinformazione. Quel pezzo , repentinamente “occultato” da Mondadori, era talmente fuori dal mondo da non poter essere creduto.
Sfido chiunque a trovare qualcuno che abbia letto quell’articolo e ne sia uscito convinto che davvero esiste un “Linus Torvall” convertito della setta “Open World” o che questa abbia attaccato Microsoft con un “maxivirus”…
La verità è che il pezzo che ha suscitato in rete un coro di polemiche senza precedenti è tutt’al’più una trappola.
Sfogarsi sull’ovvio su giornali e newsgroup tende infatti a suscitare un falso senso di sicurezza: quella di aver reagito con successo alla mala-informazione. La verità è che l’informazione claudicante è frenetica ma di rado viene individuata e mai suscita tanta indignazione. È sottile, persistente, onnipresente e si infila quotidianamente nell’immaginario collettivo senza suscitare clamori.
Le testate dei grandi editori, e non solo quelle cartacee ma anche quelle digitali, perlopiù non consentono ai lettori di verificare facilmente le fonti di una certa notizia né di discutere l’attendibilità di un certo articolo, o di un certo autore. Si tratta di una limitazione pesante, almeno quanto la cattiva informazione che da anni tradisce internet in Italia.
In rete queste “politiche informative” finiscono per assumere l’odore di umidicci e inospitali scantinati, perché mettere in piedi un forum su un sito è uno sforzo minimo, tantopiù per chi ha denaro da investire, ma è strumento essenziale per una testata che voglia operare nel mondo elettronico. Perché significa arieggiare la cantina, mettere in discussione il proprio lavoro e confrontarsi, obbligarsi a migliorare, attraverso un scambio talvolta persino cruento con i propri lettori.
Cosa avrebbe comportato un forum pubblico sulla pagina dell’articolo di Panerai?
Quello che voglio dire, e qui chiudo, è che la cattiva informazione è un parto subdolo, spesso persino inconsapevole, e non si può sperare che risulti tanto visibile quanto un articolo satirico pubblicato da Panorama Next. Ma di certo prospera in tutte le redazioni che non se la sentono di affrontare a viso aperto i propri lettori.