Roma – Un mio amico me lo aveva detto ma io sinceramente non gli avevo creduto. Forse perché sono diffidente o forse perché la mia visione dell’informatica è quella di una scienza pura estranea agli alti e bassi degli umori umani. Eppure ho scoperto che è vero: il personal computer deve trovare un proprio equilibrio prima di funzionare a dovere.
Lo so che il mio discorso, come l’ultimo che ho fatto su queste pagine, farà storcere il naso a programmatori, smanettoni e puristi del bit, resta il fatto che quel mio amico non mi ha detto una falsità. Spiego come e perché ma premetto che il mio intervento non ha le pretese di un argomentare tecnico perché scaturisce solo da quanto io ho dedotto da un’esperienza “sul campo”, condizionata da un complesso personalissimo rapporto con la tecnologia.
Si acquisti dunque un computer dotato di Windows, diciamo una di queste nuove gazzelle superveloci con cui s’affollano le pubblicità, e si decida, magari per masochismo, di metterci dentro un po’ di cosine nuove. Si prenda quindi un masterizzatore, magari uno dell’ultima generazione, ci si infili una scheda video molto più potente di quella che il negoziante tirchio ci ha messo dentro, si sostituisca un lettore CD con un fiammante DVD-CD per poter cantare nuove odi alla tecnologia digitale. Si voglia esagerare: si acquisti a parte della RAM aggiuntiva, magari per portare il tutto ad un dignitoso 512 mega.
Fatto tutto, configurato il sistema, si riavvii il computer, per scoprire che dopo qualche minuto si blocca. Lo so, non è professionale dire che “si blocca”, ma lo fa. E oggi sono convinto che tutti quelli che hanno smanettato nel proprio computer nuovo, trasformando una bestia in un vero mostro, hanno sofferto, perché “si blocca”.
Eppure, insistendo, si scopre che si blocca sempre meno. Levando un pezzo e riavviando, reinstallando driver, scaricandone di nuovi, patchando il tutto, rimettendoci quel che si toglie, usando il PC di continuo e accettando qualche blocco poi, pian piano, lui.. va. Va davvero, e riesce a digerire di tutto, persino quella decina di periferiche con cui sono costretto a circondarmi e che fino a qualche tempo fa battagliavano in conflitti di sistema apparentemente insanabili.
Io lo chiamo l’equilibrio del PC.