Roma – Prima di sospendere le proprie attività l’osservatorio sul file-sharing di Webnoize lo aveva detto: Morpheus sarà l’ago della bilancia nell’affannosa lotta tra major discografiche e software di condivisione. Un “ago”, perché è Morpheus che indicherà se la bilancia pende da una parte o dall’altra, un ruolo che oggi ricopre inevitabilmente, vista la sua enorme diffusione, superiore a quella di qualsiasi altro sistema di condivisione.
Che sia l’ago della bilancia è divenuto evidente anche nelle scorse ore, quando Usenet, in un progressivo diffondersi di notizie, si è “infiammata”: tanti sono gli utenti di Morpheus che in tutto il mondo, attraverso i newsgroup, hanno cercato di capire come mai il sistemone da molte ore non funzionasse più.
La realtà è apparsa poi sulla home page di StreamCast Networks , che distribuisce Morpheus, e consiste nel fatto che in molti hanno avuto problemi con l’applicativo per un passaggio tra la vecchia e la nuova versione del software risultato molto più difficile del previsto. “Inaspettatamente – recita la home page – uno dei nostri fornitori di software ha realizzato un upgrade significativo nei propri sistemi che è al momento incompatibile con Morpheus”. La conseguenza è un network di condivisione di fatto “bloccato”. Ma StreamCast promette alle vagonate dei propri fan che tutto tornerà a correre su binari più lisci di prima e molto più evoluti, con una serie di funzionalità aggiuntive che verranno lanciate entro pochi giorni con il nuovo software.
Morpheus elemento centrale del futuro della rete, laddove rete significa connessione tra computer e quindi anche scambio di file tra utenti? Probabilmente sì, visto che proprio in queste ore la Electronic Frontier Foundation , da sempre in prima linea nel contrastare le crociate antipirateria dei discografici, ha avvertito: se mettete fuorilegge Morpheus ritenendolo responsabile di taluni comportamenti di molti dei suoi utenti, allora metterete fuori legge mezza internet, compresi i software di Microsoft e le reti infrastrutturali di America Online.
Perché Morpheus non è Napster. Morpheus è un ambiente più complesso che consente di scambiare pressoché qualsiasi genere di file. E che ha varato nel tempo tutta una serie di funzionalità, e di scopi, che vanno oltre la condivisione di file musicali o di software e proiettano il file-sharing al centro della vita digitale dell’utente internet. Si pensi soltanto all’idea di utilizzare Morpheus per condividere news prodotte da ciascun utente singolarmente e messe nel calderone, premiate dagli altri utenti e presentate secondo indici di gradimento o interesse, oppure alla possibilità di uno scambio di informazioni “altre” (quelli di Morpheus parlano esplicitamente di “ricette di cucina” rispondendo alle accuse delle major) e così via.
Di fronte a tutto questo, è sempre più difficile per i discografici o i produttori del cinema dimostrare che tutti gli utenti del sistema si comportano in modo illegale e che quest’ultimo è pensato per creare illegalità. Sempre più difficile perché se Napster lo aveva fatto intravvedere, se Gnutella lo aveva fatto assaggiare, Morpheus rende evidente a tutti che la condivisione di file è in sé elemento costituente di un network ed è dunque fondamenta della rete.
Non è un caso che la EFF ora abbia alzato i toni anche in tribunale, dove ha voluto essere presente per difendere con la propria autorevolezza Morpheus e gli altri software di file-sharing aggrediti per via giudiziale dall’industria. Ora, in aula e fuori, la EFF sta avvertendo chi dovrà decidere il futuro di questi ambienti: se il software Morpheus è colpevole allora lo sono anche i software multimediali, come quelli di Microsoft, che consentono di ascoltare musica o produrre musica da scambiare e i possessori delle reti infrastrutturali, come America Online, che divengono “complici” perché consentono di far passare dati come quelli che i discografici considerano illegali.
La EFF ha già chiesto al giudice di considerare, inoltre, quella che viene raccontata come la “difesa Betamax”. Prende infatti spunto da una celebre sentenza della Corte Suprema americana che a suo tempo prese le difese del videoregistratore, sostenendo che non poteva essere ritenuto uno strumento illegale visto che alcune delle sue destinazioni d’uso non erano illecite. Ciò che era illecito, spiegava la Corte, non era dunque lo strumento ma semmai l’utilizzo che di esso qualcuno avrebbe potuto fare.
Nel caso di Morpheus c’è senz’altro una serie di utilizzi possibili che non costituiscono violazione di copyright o diritto d’autore, un elemento di cui difficilmente il tribunale potrà non tener conto.
All’epoca, l’industria del cinema, che ora mette il suo peso nell’accusa contro Morpheus, riteneva che il videoregistratore avrebbe portato ad un collasso dell’industria del settore mentre oggi, come noto, il mercato delle videocassette prima e dei DVD poi, rappresenta una delle più importanti voci di bilancio ad Hollywood.
Secondo la EFF, la situazione di contrapposizione tra file-sharing e major è del tutto simile a quella che si verificò allora e ancora una volta l’industria, nell’ottica della EFF, si trova dalla parte sbagliata?
Non si può sapere come finirà, quel che è certo è che oggi più che mai attorno al caso che riguarda Morpheus e altri sistemi di file-sharing basati su FastTrack, le parti stanno mostrando i muscoli anticipando quali saranno le armi in campo nel momento dello scontro decisivo. Uno scontro che ha tutta l’aria di essere destinato a rappresentare l’ultima grande battaglia dalla quale potrebbe emergere un verdetto decisivo sull’uso di internet.