USA, avanza l'ergastolo per i cracker

USA, avanza l'ergastolo per i cracker

Clamorosi i contenuti del progetto di legge che si sta discutendo: ergastolo per i cracker che agiscono senza pensare a quel che fanno e intercettazioni senza garanzie né registrazioni. Washington spera così di garantirsi nuova sicurezza
Clamorosi i contenuti del progetto di legge che si sta discutendo: ergastolo per i cracker che agiscono senza pensare a quel che fanno e intercettazioni senza garanzie né registrazioni. Washington spera così di garantirsi nuova sicurezza


Washington (USA) – Il voto di una sottocommissione congressuale americana rende più probabile che a breve sia introdotto il carcere a vita tra le possibili condanne per azioni di cracking.

I parlamentari sembrano infatti aver ceduto alle pressioni dell’amministrazione Bush a cui non è bastata la decisione di introdurre – nella bozza del “Cyber Security Enhancement Act” – l’ergastolo per chi consapevolmente metta a rischio la vita di qualcuno mediante violazione di sistema informatico.

La sottocommissione della Commissione Giustizia della Camera dei Rappresentanti, infatti, nelle scorse ore ha deciso che l’ergastolo potrà essere comminato anche nel caso in cui i rischi alla persona non siano stati provocati apposta ma per “noncuranza” delle conseguenze. Non solo. Se nella prima versione l’Act proponeva l’ergastolo solo nel caso in cui effettivamente fossero state causate ferite importanti o morte, nella nuova versione è sufficiente l’aver causato, appunto, un “rischio”.

La nuova versione della proposta di legge è stata approvata dalla sottocommissione con 8 voti a 0, un risultato schiacciante ritenuto preoccupante dai sostenitori dei diritti civili che temono che la normativa venga approvata così com’è anche dall’Aula, dove arriverà prossimamente.

Il clima che si vive a Washington e da cui sta scaturendo quella che si profila come la più severa legge contro il crimine informatico nel mondo, è ben illustrato dalle parole del parlamentare repubblicano Lamar Smith, che appoggia da tempo il progetto della nuova legge. “Fino a quando non avremo messo in sicurezza la nostra infrastruttura telematica – ha affermato Smith – con pochi colpi di tastiera e una connessione ad internet alcuni potranno ancora danneggiare l’economia e mettere a rischio la vita delle persone”.

“Un mouse – ha dichiarato Smith può essere pericoloso quanto un proiettile o una bomba”. “Così come un attacco fisico – ha concluso Smith parlando con i reporter – può causare un danno fisico, un attacco cyber può danneggiare sostanzialmente la nostra economia e mettere a rischio la salute e la sicurezza pubbliche”.

Che il Congresso abbia deciso di infilare il coltello nella piaga del crimine informatico in modo tale da farla sanguinare appare ovvio anche da alcune altre misure contenute nel progetto di legge. Misure che sembrano contraddire anche lo spirito di altre normative già in vigore.

Una di queste è consentire ai provider di servizi internet di fornire alla polizia le email dei propri abbonati o altri elementi della comunicazione elettronica laddove si ritenga che queste possano produrre un rischio di morte o di danno fisico a terzi. Un’azione che i provider dovrebbero compiere, spiega la legge, “in buona fede”. Fino ad oggi soltanto su iniziativa della polizia e su ordine della magistratura il provider poteva fornire log, email o altri dati relativi alle comunicazioni elettroniche di un proprio utente. L’Act tenta di risolvere il problema spiegando che l’intervento del provider va ritenuto legittimo quando “vi sia una emergenza che riguarda il pericolo di morte o di importante danno fisico di una qualsiasi persona” e quando la fornitura di questa informazione impone che “non vi siano ritardi”.

Non è un caso che Jim Dempsey, del Center for Democracy and Technology abbia dichiarato su Wired a questo proposito: “Abbiamo molti problemi con quella parte della normativa. Espande il potere di verifica fino ad includere controlli da parte di qualsiasi entità governativa: Stati, enti locali, agenzie federali e persino governi stranieri. E consente agli operatori di fornire informazioni dietro una qualsiasi richiesta governativa che ponga il problema dell’emergenza e quindi al di fuori di qualsiasi supervisione o registrazione del fatto”…

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Pubblicato il 1 mar 2002
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