Dmoz, la directory open che sfida Yahoo

Dmoz, la directory open che sfida Yahoo

Mentre motori e directory nel mondo vanno verso un modello sempre più commerciale, Open Directory adotta la filosofia open source. Con risultati molto interessanti
Mentre motori e directory nel mondo vanno verso un modello sempre più commerciale, Open Directory adotta la filosofia open source. Con risultati molto interessanti

Roma – L’ Open Directory Project (ODP), noto anche come DMOZ, è un archivio di siti selezionato e mantenuto da migliaia di “contributori” che verificano e censiscono risorse sul Web in base al settore di esperienza. DMOZ è organizzata gerarchicamente in categorie tematiche, partendo da argomenti generali e proseguendo via via verso temi sempre più specifici.

DMOZ non è un comune motore di ricerca, e fa anzi della propria selettività un punto di orgoglio ed insieme la dimostrazione della volontà di fornire un servizio di prima qualità alla comunità online. Essa stessa è una comunità: l’Open Directory si definisce una “repubblica autoregolata” e offre a tutti l’opportunità di contribuire al progetto. È infatti possibile inserire gratuitamente il proprio sito in una data categoria dell’archivio seguendo le istruzioni e i suggerimenti forniti online. Chiunque sia interessato a collaborare, partecipando attivamente alla costruzione della directory, può scegliere un argomento nel quale si sente ferrato e fare richiesta dalla pagina della categoria corrispondente.

DMOZ è l’acronimo di “Directory MOZilla”, un nome che svela un’iniziativa di ispirazione Open Source legata appunto al progetto Mozilla. Esiste un contratto formale ispirato al Debian Social Contract, che illustra l’impegno di Netscape nei confronti della comunità Web a mantenere ODP una risorsa Open Source.

Il progetto nasce nel 1998, col nome di GnuHoo, e si caratterizza da subito per lo spirito di volontariato che la definisce: gli editori sono tutti volontari, e partecipano per il puro piacere personale e per il bene collettivo. Il nome traeva origine dal GNU Project di Richard Stallman, ma fu poi cambiato in NewHoo a seguito delle proteste di quest’ultimo.

Nel 1999 Netscape acquisisce il progetto e il nome diventa Open Directory Project. Con Netscape il progetto diventa mondiale e la base dati di ODP è resa disponibile a tutti i soggetti che ne faranno richiesta. Inoltre viene creata una gerarchia tra contributori, vengono definite regole e linee di condotta precise, e vengono affinate le procedure di verifica delle registrazioni, prevedendo controlli incrociati ed eliminando i casi in cui il contributore responsabile di una sezione possa aver dato particolare risalto ad un proprio sito o utilizzato criteri di selezione poco oggettivi.

Tra i siti che, in un modo o nell’altro, utilizzano i dati di Dmoz, spiccano Google, Netscape, AOL, Lycos, HotBot, Direct-Hit e Ask Jeeves. Ma qualunque webmaster può avvalersi di questa preziosa risorsa utilizzandola all’interno del proprio sito: è sufficiente accettare l’ Open Directory License e scaricare il dump nel formato standard RDF, o magari utilizzare i tanti strumenti già pronti per l’utilizzo di ODP.

A oggi (giugno 2002) vi sono recensiti circa 3.300.000 siti da un team di quasi 50.000 contributori, in circa 400.000 categorie utilizzando oltre 60 lingue. E il numero di errori è più basso rispetto alla media degli altri motori e directory. Numeri che fanno rabbrividire la “concorrente” Yahoo. Nella sezione italiana (World/Italiano/ e correlati) vi si trovano circa 64.000 siti recensiti da oltre 300 editori.

Luca Bove

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Pubblicato il
19 giu 2002
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