Microsoft: scoraggiare l'open source in Italia

Microsoft: scoraggiare l'open source in Italia

In una memoria consegnata alla Commissione Istruzione del Senato, la divisione italiana di Microsoft spiega perché è preoccupante l'interesse che circonda l'open source. E chiede software chiuso per le scuole italiane
In una memoria consegnata alla Commissione Istruzione del Senato, la divisione italiana di Microsoft spiega perché è preoccupante l'interesse che circonda l'open source. E chiede software chiuso per le scuole italiane


Roma – Circondata da un open source sempre più aggressivo in tutto il Mondo, anche Microsoft Italia ha deciso di muoversi per cercare di contrastare l’avanzata del suo nemico numero uno, consegnando nei giorni scorsi alla Commissione Istruzione del Senato una memoria sull’open source.

Come noto, proprio al Senato si discute la proposta di legge del senatore Fiorello Cortiana che mira ad introdurre l’open source nella Pubblica Amministrazione. E sul delicato argomento del software open source nelle scuole italiane, di cui si occupa anche Microsoft nella memoria, rimandiamo all’importante intervento pubblicato da Punto Informatico nelle scorse settimane.

Di seguito riportiamo ampi stralci della memoria.

“L’innovazione del software – spiega Microsoft nella memoria – è una forza motrice per il progresso economico, sociale e tecnologico. Permettere la competizione, sulla base dei propri meriti, tra lo sviluppo di software molteplici, di business e modelli soggetti a licenza costituisce sicuramente il modo migliore per promuovere l’innovazione del software e per assicurare ai clienti – privati e pubblici – un’ampia scelta nelle decisioni di acquisto del software.

Ultimamente – continua l’azienda – sono emerse preoccupazioni sul fatto che in campo politico, attraverso indirizzi governativi di acquisto, finanziamenti alla ricerca o politiche standard, si possa cercare di favorire lo sviluppo di un modello di software piuttosto di un altro. Incoraggiamo il Parlamento ed il Governo a tener conto di quattro principi neutrali di cui si fa portavoce Microsoft insieme ad altre aziende e associazioni industriali che riconoscono nel software proprietario il motore dell’economia digitale futura.

Acquistare il software in base alla propria funzionalità e non a preferenze di categoria. Tutti i prodotti software presentano costi e benefici. Le entità pubbliche così come quelle private, dovrebbero acquistare il software che soddisfa le proprie necessità nel modo migliore evitando ogni preferenza categorica per il software open source, o proprietario, o per altri modelli di sviluppo del software. I governi sono serviti al meglio quando scelgono il software da usare tra una vasta gamma di prodotti in base a considerazioni circa il valore, il costo effettivo del prodotto (consulenza, assistenza, manualistica etc…), le caratteristiche, le prestazioni e la sicurezza. I governi dovrebbero far sì che il mercato continui ad incoraggiare l’innovazione nello sviluppo del software evitando di intervenire e indicando preferenze o requisiti di acquisto che potrebbero discriminare un modello in favore di un altro. La neutralità e la libera scelta dovrebbero essere i principi guida avanzati dalla Pubblica Amministrazione.

Promuovere l’ampia disponibilità di ricerche finanziate dalle autorità.
Per molti anni, le autorità hanno dato importanti contributi alla tecnologia finanziando la ricerca per il software di base. Quando i fondi pubblici vengono utilizzati a supporto della ricerca e sviluppo del software, le innovazioni che ne derivano dovrebbero essere concesse in licenza in modo da tener conto del desiderio sia di condividere ampiamente questi progressi sia di applicare tali progressi ai prodotti commerciali grazie alla protezione della proprietà intellettuale che ne deriva. La diffusione dei risultati in modo così ampio contribuisce al ciclo dell’innovazione nel quale il finanziamento pubblico per la ricerca di base incrementa il bagaglio di conoscenze a disposizione del pubblico e nel contempo stimola i miglioramenti nei prodotti commerciali. Questi prodotti creano in cambio posti di lavoro, profitti ed entrate fiscali necessari a finanziare ulteriori ricerche.


Promuovere l’interoperabilità attraverso standard di piattaforme neutrali. Stabilire spontaneamente standard industriali è il modo più efficace per sviluppare piattaforme neutrali e di dialogo aperto non solo nella Pubblica Amministrazione ma presso il grande pubblico, oltre a standard basati sul mercato. Quando questi standard sono aperti e disponibili per tutti essi aiutano gli sviluppatori a creare prodotti che possano interagire tra di loro. E’ importante che le autorità politiche riconoscano che questi standard aperti – disponibili per ogni sviluppatore del software – non sono sinonimo di, e quindi non richiedono, necessariamente software open source per essere utilizzati.
Gli sviluppatori del software commerciale che intendono proteggere la creatività e l’originalità del proprio codice sorgente danno spesso un contributo alla tecnologia e alla proprietà intellettuale necessaria per sviluppare nuovi standard. Le politiche governative sugli standard del software non dovrebbero discriminare pertanto lo sviluppo di un particolare modello di software ai danni di un altro.

Mantenere la scelta di una forte tutela della proprietà intellettuale.
Le autorità politiche non dovrebbero discriminare tra gli sviluppatori che scelgono di concedere i propri diritti di proprietà intellettuale in termini commerciali e sviluppatori che decidono di non ricevere un corrispettivo economico diretto del lavoro creativo svolto. Gli sviluppatori del software commerciale e di quello basato sulle community fanno affidamento entrambi sui diritti di proprietà intellettuale. Permettere ai detentori dei diritti di offrire una gamma di licenze relative alla proprietà intellettuale promuove la scelta e ulteriori innovazioni.

Nella specifica applicazione di programmi open nelle scuole italiane è importante che lo studente come il docente possa usufruire di un sistema operativo ed applicazioni familiari, di facile utilizzo e che possono ritrovare all’interno delle proprie abitazioni. Ad oggi open source non ha alcuna diffusione nelle case per elevate specifiche tecniche, che non consentirebbero ad un consumatore digiuno di informatica applicata di installarlo sul proprio PC di casa. Crediamo che l’uniformità di linguaggio e di interfaccia faciliti l’apprendimento e dia continuità al lavoro intrapreso nelle ore scolastiche per essere replicato e fonte di esercizio al rientro nelle abitazioni.

Per maggiore chiarezza riteniamo utile dare alcuni chiarimenti su cosa si intenda per programmi open source e quali siano i punti di forza e di debolezza di tale sistema.


Con il termine open source si identificano software e licenze che permettono al cliente di accedere, studiare, modificare, migliorare e trasferire i codici sorgenti del prodotto. Questi, però, non sono di pubblico dominio, per cui l’accesso ad essi è soggetto a licenza (GPL, General Public License). La GPL è una licenza che vincola l’autore a sottoscrivere la disponibilità gratuita sotto determinati vincoli, che vietano lo sfruttamento commerciale di tutti coloro che apporteranno le successive modifiche.

Punti di forza – una caratteristica comune a tutti i prodotti Open Source è la possibilità di avere accesso ai codici sorgenti.
Permettendo a chiunque di visualizzarli, e in alcuni casi di modificarli, l’ Open Source dà benefici unici rispetto al software commerciale in quanto l’accesso ai codici sorgenti:
permette agli sviluppatori di migliorare il software e di eliminarne i difetti;
insieme alla limitata protezione della proprietà intellettuale comporta un minor costo di acquisizione;
può portare a maggiori livelli di trasparenza del prodotto;
crea una realtà interattiva di scambio competente e conoscenze.

Punti di debolezza – sono tipici dei prodotti Open Source:
il mito del software gratuito trascura il fatto che i servizi correlati – installazione, manutenzione, manualistica e supporto tecnico – possono essere costosi. Di conseguenza il costo totale può rivelarsi elevato anche se il software stesso è economico. Non è un caso che le società che erogano servizi a pagamento di assistenza ed installazione di programmi open abbiano un proprio fatturato consistente e si pongano sul mercato come una qualsiasi società di business;

l’accesso ai codici sorgenti rende più facile il loro miglioramento ma li rende anche più vulnerabili agli attacchi degli hackers. Risolvere i problemi inerenti alla sicurezza del software Open Source può essere molto difficile dato che non è stata un’unica entità a sviluppare il programma;

l’elevata dipendenza dalle competenze tecnico informatiche richieste da chi installa programmi open source, fa pensare sempre di più ad un processo di involuzione tecnologica, le cui competenze sono sempre più accentrate nelle mani di pochi esperti;

la possibilità di modificare i codici sorgenti comporta che possano esistere diverse versioni di uno stesso programma. Gli sviluppatori potrebbero trovarsi in disaccordo tra loro e seguire strade diverse, i fornitori potrebbero voler differenziarsi dagli altri. Risultato: le diverse versioni dello stesso prodotto potrebbero essere tra loro incompatibili;

Il software Open Source ha uno sviluppo incerto poiché non è supportato da alcuna azienda produttrice. Non ci sono garanzie che in futuro vengano fatti investimenti per migliorarne le applicazioni. In pratica, una percentuale significativa di software “muore” lasciando una tecnologia obsoleta che non può interamente sostituirli.


Aree di dibattito – cinque sono i punti fondamentali su cui verte la discussione tra modelli commerciali, cosiddetti proprietari ed Open Source:

DIFFUSIONE.
Diversamente dai sistemi operativi ed applicazioni proprietarie, i sistemi open source non hanno alcuna diffusione nelle case e nei PC in genere. Lo sviluppo asimmetrico di un prodotto verso un altro dovrebbe coincidere con le competenze di tutti favorendo linearità con quanto già esiste sul mercato. Questo vale maggiormente quando parliamo di E-Government che dovrà favorire lo scambio e il dialogo fra il cittadino e la Pubblica Amministrazione.

La Pubblica Amministrazione, crediamo quindi, debba fare leva su sistemi ad oggi più diffusi in modo tale da non dover colmare un gap di alfabetizzazione che comporterebbe tempo e costi ulteriori con conseguenti difficoltà gestionali.

COSTI TOTALI
Open Source non significa free, ma al contrario tale sistema ha dei costi proporzionati all’elevata competenza tecnica richiesta nell’installazione, la manualistica e la manutenzione. Servizi questi che fanno parte integrante del pacchetto software proprietario.

MODELLI DI BUSINESS
Dopo diversi anni di sperimentazione dei modelli di Open Source, poche sono le aziende che hanno realizzato profitti. La limitata protezione della proprietà intellettuale per i prodotti Open Source scoraggia gli investimenti e porta molti dei prodotti nelle mani di grandi aziende produttrici di software che incrementano i prezzi dell’hardware per compensare le spese sostenute per lo sviluppo del software.

IMPATTO SULL’ECONOMIA
Se il modello Open Source venisse ampiamente adottato, obbligherebbe le aziende che producono software commerciale a modificare il loro modo di fare business. Si verificherebbe un dirottamento della spesa informatica dai produttori di software verso quelli di hardware e i fornitori di servizi. L’impatto che questo avrebbe sull’economia locale (rivenditori e aziende di sviluppatori di piccole dimensioni), sarebbe pesantemente negativo.


SICUREZZA
Il rischio di virus e di attacchi da parte degli hackers è il medesimo su entrambi.
Il modello Open Source presenta un rischio maggiore in quanto la disponibilità dei codici sorgenti innesca una rincorsa tra chi sviluppa il software e cerca di identificarne ed eliminarne le vulnerabilità e gli hackers che utilizzano proprio la trasparenza offerta dal modello Open Source per sfruttare le debolezze dei codici di base del prodotto.

Il dibattito sull’open source rimane aperto.
Sempre più persone si interessano ai codici sorgenti, e sempre più produttori ne permettono l’accesso a determinate condizioni.

Microsoft considera i codici sorgenti e le relative licenze una parte del software commerciale. Per diversi anni ne ha consentito l’accesso a istituzioni accademiche e a diversi produttori. Ha ascoltato le richieste dei clienti, analizzato il modello Open Source mettendone in evidenza i lati positivi e negativi.

Un’ulteriore soluzione che Microsoft prospetta è costituita dallo shared source.

Si tratta di un approccio bilanciato che permette di condividere i codici sorgenti dei prodotti Microsoft con i clienti mantenendo nel contempo i diritti di proprietà intellettuale necessari ad alimentare il business del software. Due gli obiettivi così raggiunti: creare valore aggiunto al business e sostenere le innovazioni tecniche.

L’industria del software è in grado di adattarsi e di alimentare un’ampia gamma di modelli di sviluppo. Si può imparare da altri modelli, la dove esistano dei benefici, e ricavarne un business di successo.
Microsoft continua a evolvere il modello Shared Source per rispondere alle necessità dei clienti e dei partner, mantenendo il dialogo aperto su questa importante tematica”.

Nella memoria presentata da Microsoft, l’azienda ha anche fatto riferimento ad una serie di progetti che riguardano scuole e formazione. Nella prossima pagina di questo articolo sono presentati gli stralci che riguardano questi programmi.


“Formazione a distanza
– Cosa abbiamo fatto –
Apprendere in rete
E’ un portale molto giovane, nato lo scorso dicembre 2001 per offrire tecnologia e didattica online per docenti, in linea con la tradizione delle iniziative Microsoft nel campo della formazione.

Il portale aggiunge alle tradizionali iniziative in presenza una serie di seminari online. Due i programmi realizzati:

Tour Scuole 2002: “Dentro l’aula e Oltre l’aula con Microsoft Office XP”
– organizzato in collaborazione con Edumond, giunto alla quarta edizione. Dentro l’aula con Microsoft Office XP è l’itinerario di base pensato per le scuole elementari, Oltre l’aula con Microsoft Office XP è dedicato invece alle scuole medie. Entrambi i corsi prevedono circa 40 seminari di informatica di base online che hanno raggiunto 2000 docenti di scuole elementari e medie.

Microsoft Mentor Program: “La rete del futuro nell’autonomia scolastica”
– questa iniziativa che prevede altri 40 seminari per le scuole superiori, dedicati al networking, ha raggiunto 1500 docenti. Si articola in due momenti di formazione:
1) propedeutica, da seguire online, fornisce i concetti di base preliminari;
2) in presenza, mirata a fornire tutti gli elementi per costruire una rete.
Al termine viene rilasciato un attestato di frequenza.

Inoltre il portale offre:
un quotidiano per il docente (Scuola News) che contiene una selezione di informazioni utili;
servizio di audio/video streaming: seguire seminari online, non in diretta, con un professore che parla e slide che scorrono;
è interessante rilevare che il portale, in 4 mesi di vita, ha raggiunto più di 2 milioni di click;
inoltre il periodo di permanenza sul sito è piuttosto elevato: si va dai 5 ai 7 minuti.

– Cosa faremo –

Microsoft Progetto docente
Continua l’iniziativa inaugurata con il portale Apprendere in Rete, offrendo strumenti informativi per i docenti, in collaborazione con il Ministro dell’Istruzione, coinvolto già dalla fase di progettazione.

Il progetto si rivolge a 5000 docenti delle scuole superiori e prevede un corso di 3 mesi, a partire dal prossimo Settembre fino a Dicembre.

Forte è l’investimento di Microsoft: donazione alla fine del programma di un software kit per ogni docente (Office, Office XP professional, Publisher) per un valore totale di 1,5 milioni di euro.

Il progetto viene realizzato in partnership con ELEA, che fornisce la piattaforma e i contenuti. Il pacchetto è molto ricco, in quanto i docenti vengono seguiti costantemente grazie a tutta una serie di servizi online.

La conferenza stampa per l’annuncio del progetto è prevista a Milano il 10 luglio p.v.

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Pubblicato il
20 giu 2002
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