Contrappunti/ Quale Internet per i maturandi?

Contrappunti/ Quale Internet per i maturandi?

di Massimo Mantellini. Cosa si nasconde dietro quella traccia del tema di italiano che parla di conoscenza, lavoro e commercio nell'era di Internet. Era? Commercio? Lavoro? Conoscenza? Internet?
di Massimo Mantellini. Cosa si nasconde dietro quella traccia del tema di italiano che parla di conoscenza, lavoro e commercio nell'era di Internet. Era? Commercio? Lavoro? Conoscenza? Internet?


Roma – Tema: “Conoscenza, lavoro e commercio nell’era di INTERNET” .
Svolgimento:
Gentile Signora Moratti, mi dicono che lei abbia approvato personalmente la traccia d’esame che ho sotto gli occhi.
Desidero ringraziarla perchè davvero non poteva farmi cosa più gradita: il titolo scelto per questa mia prova d’esame mi consente infatti di togliermi alcuni sassolini dalle scarpe che mi davano fastidio da un po’.

Inizio dalla fine, da quel “nell’era di INTERNET” . Quando è iniziata l’era di Internet e soprattutto da quale periodo precedente arrivavamo? Non la consideri una domanda scema, Gentile Letizia, perchè l’era di Internet è una espressione truccata, è una frase che sembra descriverci uno spazio di tempo e invece allude ad un giudizio di valore. Non è un caso che tale espressione – nell’era di Internet – sia ormai nel gergo comune sinonimo di altre molto utilizzate frasi che ci capita di ascoltare dal barbiere o dal verduraio quali “siamo nel 2000” o “al giorno d’oggi” . Per non parlare della mai dimenticata e poetica: “mandiamo l’uomo sulla luna eppure….” . Internet esiste da almeno un trentennio eppure ci piace continuare a parlarne come di una novità assoluta.

Del resto se non fosse un trucco qualcuno dovrebbe dirmi quale era vivevamo prima di quella di Internet. L’era del telefono? Mai sentita. L’era della TV? Nemmeno. Dipendesse da me direi che quella precedente era l’era (e mi scusi il gioco di parole) degli antibiotici. Sì perchè – Signor Ministro – pensare cosa significhi per lei e per me e per i nostri figli e per altri milioni di persone in (quasi) tutto il mondo, potersi svegliare una mattina con qualche linea di febbre e un po’ di tosse senza dover immaginare di poter morire schiantati da una broncopolmonite, riduce la prosopopea de l’era di Internet ad una piccola cosa: quasi una momentanea glaciazione dell’intelligenza in attesa di occuparci di qualcosa d’altro di importante. E allora tutte quelle maiuscole non sono forse un po’ sprecate?

Andiamo avanti. Il commercio nell’era di Internet? Brutta storia signora, brutta storia, mi creda. E se non crede a me chieda ai suoi figlioli: si informi di come vanno certi affarucoli tutti new economy nei quali anche i suoi pargoli (come tanti altri giovani e meno giovani imprenditori) si erano buttati prima dell’esplosione della famosa bolla. Il commercio ai tempi di Internet, Signora? Una solenne fregatura per tutti!

Della bolla poi ne hanno scritto anche i giornali, sono sicuro che ne avrà sentito parlare anche Lei, anche se si occupa di altro. E se ne ha letto converrà con me che quasi nessuno si è dato la pena di specificare (e specificare nell’era di Internet è importante) che i cattivi che l’hanno fatta esplodere sono gli stessi che l’avevano prima gonfiata. Incredibile eh? Così, come a certe feste dell’asilo, il sapone della bolla è schizzato negli occhi di tutti i bambini e la festa si è trasformata in un pianto generale. E che occhi rossi, sapesse Signora, che congiuntive congeste. E che sfilza di mamme arrabbiate!

Il lavoro invece – per continuare con le tracce di questo svolgimento – quello sì che invece sembra cambiato. Ha fatto bene a citare il lavoro nel titolo del tema: mai come negli ultimi anni sono nati lavori dai nomi tanto affascinanti, nuovi e pieni di significati. Giusto qualche giorno fa un caro amico mi diceva: “Sai Massimo credo di avere deciso che cosa vorrò fare da grande – ho cambiato idea, non mi interessa più diventare medico o ingegnere – io da grande voglio fare l’evangelista del web! “. Si rende conto Signor Ministro? Siamo talmente spiazzati che qualcuno con le sue belle aspirazioni da era di Internet si iscriverà a Teologia al CEPU, oppure si presenterà agli uffici di collocamento a chiedere per un posto di accatiemmellista, frequenterà una scuola serale per Web Designer oppure sgobberà di notte per crearsi un futuro da sistemista Linux. No signora, no, il superenalotto non c’entra. Mi perdoni, ma stiamo parlando d’altro. E non si risenta, non sto andando fuori tema.

I nuovi lavori a ben guardare sono in gran parte nuovi solo nel nome, o quasi. Certo il terziario avanzato nell’era di Internet ha dirottato le proprie energie dai faldoni di pratiche polverose accatastate in uffici fantozziani ai lindi terminali dei server aziendali e molte professioni si sono date una pitturata tecnologica ma tutto sommato non è cambiato molto. Anzi qualcosa sì: siamo diventati più flessibili. La flessibilità e l’era di Internet sembrano espressioni fatte una per l’altra, ci trascinano con convinzione verso un nuovo mondo: solo che flessibilità per ora da noi ha significato semplicemente meno diritti, mentre l’era di Internet…….beh insomma siamo proprio sicuri che, tolti i luoghi comuni, esista?

Ho lasciato per ultima la conoscenza , Sig. Ministro, perchè qui sul serio tocchiamo il centro del problema. Se il commercio e Internet hanno avuto fino ad oggi un rapporto a dir poco conflittuale (e magari anche in casa sua è volata qualche parolaccia), se il lavoro nell’era della rete è rimasto molto simile a prima con qualche trascurabile arretramento, per la conoscenza si sono davvero aperte nuove frontiere.
Senza scherzi, credo abbia fatto davvero bene a citarla nel titolo della traccia tecnico scientifico per noi maturandi attempati di quest’anno 2002 perchè, con tutto il rispetto per gli antibiotici, se esiste un mezzo che può moltiplicare la conoscenza di tutti questo è proprio Internet. Forse è dai tempi di Gutemberg che non avevamo fra le mani uno strumento tanto potente. Per questo Internet va difesa, valorizzata, resa di tutti.

Per questo va tolta dalle mani di chi la vorrebbe ridurre ad un affare, dai tanti che sperano di tirarci su qualche spicciolo e perfino dagli entusiasti dell’ultima ora.
Sono i più pericolosi sa? Quelli che dopo un secondo sono convinti di aver compreso tutto e si dimenticano il caps lock spinto mentre scrivono INTERNET mescolando il diavolo e l’acqua santa. Lascio a lei ulteriori necessarie specificazioni su l’uno (il diavolo) e sull’altra (l’acqua santa).

Mi permetto di farlo poichè certe sue scelte in campo di diritto allo studio mi fanno supporre che Lei sia – anche in questo ambito – una autorità.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
24 giu 2002
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