Roma – Un tribunale di Copenhagen, in Danimarca, ha deciso che il servizio web fornito dal sito Newsbooster.com deve cessare perché non è lecito linkare pagine interne dei siti degli editori danesi di quotidiani di informazione. Si tratta di un’attività che secondo i giudici danneggia i siti linkati.
Come si era temuto qualche settimana fa, dunque, il tribunale ha effettivamente deciso che linkare una pagina interna di un quotidiano non costringe l’utente a seguire il percorso suggerito dal quotidiano stesso a partire dalla propria home page, e dunque gli consente di “saltare la pubblicità” con un conseguente danno economico per gli editori.
Newsbooster, dopo l’ingiunzione del tribunale, ha naturalmente provveduto a rimuovere i link ad una ventina di quotidiani sui quali forniva una sorta di rassegna stampa quotidiana e che appartengono tutti a membri dell’Associazione degli editori danesi che ha intentato causa all’azienda. Secondo l’Associazione, qualora il tribunale avesse dato ragione a Newsbooster, “sarebbe diventato difficile per i giornali fare affari”.
Il timore di molti, fomentato com’è ovvio anche dai legali del sito che ha perso la causa, è che il tribunale danese abbia creato un precedente che renderà molto più difficile oltreché perseguibile il lavoro quotidiano di moltissimi siti, compresi, in primis, i motori di ricerca. Non è abitudine di questi ultimi, infatti, suggerire navigazioni a partire da una home page ma suggerirle a partire dalla porzione di informazione ricercata dall’utente…
Sebbene Newsbooster abbia già annunciato di voler ricorrere in appello, la sentenza danese continua ad allungare le ombre sul fondamento del web, l’ipertesto. Nei giorni scorsi qualcosa di grave è già accaduto negli Stati Uniti, dove dalla battaglia sui crack del DeCSS si è giunti alla censura della libertà di link, come descritto in questo articolo di Punto Informatico: Divieto di link, ombre sulla rete .