Roma – Molti lo conoscono perché se lo sono ritrovato installato sul proprio computer senza ricordarsi come ci sia arrivato, altri perché accedendo ad alcuni siti hanno senza volere iniziato a scaricarlo, altri ancora perché sono circondati dai suoi pop-up spesso non richiesti. Gator, uno dei più celebri e contestati software e sistemi per la pubblicità web, accusato da mezzo mondo di essere un violento spyware, ha subito uno stop.
Un giudice federale americano ha accolto le richieste di alcuni colossi dell’editoria online, dal Washington Post a Dow Jones, e ha imposto all’azienda che produce Gator di chiudere almeno temporaneamente i propri servizi basati su “suggerimenti commerciali”.
L’accusa degli editori è quella che da sempre viene rivolta a Gator: inserire sullo schermo degli utenti internet pubblicità abusive quando questi utenti visitano i loro siti. In questo modo, paradossalmente, un editore che si servisse di Gator potrebbe apparire con grande visibilità sul monitor dell’utente anche quando questi naviga sul sito di un suo concorrente.
Come si legge sul sito di Gator , il software viene presentato come un pacchetto applicativo che facilita la navigazione, il riempimento di moduli online e l’archiviazione delle password.
Ma è davvero così? Sulla liceità dei comportamenti di questo software, che si diffonde come uno spyware tradizionale insieme ad altri programmi scaricati da internet da milioni di utenti, sono molti ad avere dubbi. Basta dare un’occhiata ai messaggi su Usenet per rendersi conto di quanti siano gli utenti che nel tempo si sono sentiti invasi dalle… utilità di Gator.
Una pagina dedicata a Gator sostiene che sia una falsità la dichiarazione di Gator secondo cui si tratta di uno strumento che consente all’utente di memorizzare in modo cifrato le proprie password di accesso ai servizi web e di velocizzare l’utilizzo di form. “Il suo scopo principale – spiega questa celebre pagina antiGator – è di caricare un modulo spyware di advertising noto come OfferCompanion, che presenta degli spot pop-up quando si visita certi siti. Gator sostiene che, dal momento che il suo software è sempre attivo, può spammare i suoi utenti con Offerte Speciali e altri annunciai in qualsiasi momento – anche sui siti dei concorrenti degli inserzionisti Gator – con notevoli capacità di individuazione del target giusto, dal momento che può spiare quali siti l’utente visita”. L’autore del sito consiglia anche di visualizzare le informazioni con cui Gator si presenta ai propri inserzionisti…
Gli editori americani sperano di ottenere dal tribunale ingenti risarcimenti per le pubblicità sparate da Gator che gli utenti hanno visualizzato quando si sono recati sui propri siti. I legali degli editori sostengono che sparare inserzioni come fa Gator di fatto altera la visualizzazione dei siti visitati.
Accuse alle quali Gator risponde per le rime. “Crediamo con forza – ha spiegato il CEO dell’azienda Jeff McFadden in una nota – che una volta che tutti i fatti saranno presentati al tribunale, non vi sia corte che possa con una sentenza eliminare il diritto del consumatore di decidere da sé cosa venga visualizzato sul proprio schermo”. Una linea di difesa di un certo peso, ma Gator dovrà dimostrare che l’utente sul cui PC il programma è installato è effettivamente sempre consapevole della sua presenza…