Roma – Partita la seconda fase della sperimentazione e della diffusione della Carta di identità elettronica che andrà progressivamente a sostituire quella tradizionale introducendo una quantità di novità nella destinazione d’uso e nei dati che contiene. Entusiasta alla presentazione della seconda fase il ministro all’Innovazione Lucio Stanca, secondo cui la Card rappresenta una svolta epocale ed è un “documento di identità infinitamente più sicuro”.
“Con la nuova carta – ha sottolineato infatti Stanca – la privacy del cittadino puo’ essere tutelata molto più efficacemente che con quella tradizionale, alla quale basta sostituire la fotografia ed accedere a servizi della Pubblica Amministrazione con i dati di un’altra persona. Con la versione elettronica si hanno dei livelli di sicurezza assoluti”.
All’interno della Card, come noto, si trovano i dati anagrafici dell’individuo corredati di stato di residenza, cittadinanza, di una fotografia, del codice che identifica la Card nonché del codice fiscale più il codice del Comune che ha rilasciato la Card, con tutti i dati di rilascio. In più sono inseriti la firma della persona (o di chi ne ha la potestà e tutela, in caso di minorenni o disabili) nonché le impronte digitali.
“La nuova carta – ha dichiarato Stanca al Viminale dove si è svolta la presentazione – di fatto non può essere alterata: oltre a quelli visibili sulla sua superficie, dati anagrafici e biometrici sono riprodotti e sepolti digitalmente anche nel microchip sul retro. Questo significa avere la massima certezza sull’identità fisica del proprietario. Inoltre, consente anche il riconoscimento dell’utente, in questo caso del cittadino, quando accede ai servizi della Pubblica Amministrazione in rete. Ad esempio, anzichè andare fisicamente in un ufficio per pagare una tassa, chiedere un’autorizzazione o richiedere un documento, si potrà farlo da casa facendosi riconoscere in termini elettronici con il nuovo documento di identità”.
Le destinazioni d’uso di una Card di questo tipo – realizzata con la collaborazione di cinque big dell’hi-tech – evidentemente sono assai più ampie di quelle della Carta di Identità tradizionale e il progetto prevede, per esempio, che possa essere sfruttata anche per dare validità giuridica ai documenti digitali. Questo è un elemento che da solo può imprimere una svolta e un’accelerazione non solo ai processi burocratici ma anche a quelli produttivi.
Ma si può naturalmente parlare anche di certificato elettorale, tanto che alla diffusione della Card nei comuni interessati dalla sperimentazione corrispondono anche le prime esperienze di voto elettronico, tema al quale Stanca è particolarmente legato .
Senza contare la possibilità di sfruttare la Card anche come “tessera sanitaria”. In quel caso è previsto che il cittadino, qualora lo richieda o nel caso in cui le informazioni trattate siano considerate “sensibili”, abbia pieno controllo su cosa, come e se i dati stessi siano trattati.
La seconda fase prevede un sensibile ampliamento dei soggetti coinvolti nel progetto. Nella prima fase, partita il 20 novembre del 2000, sono state distribuite alcune decine di migliaia di Card in 156 comuni, con la seconda fase si prevede una diffusione di circa due milioni di Carte elettroniche nel giro di 12 mesi presso 53 comuni che nell’insieme hanno circa tre milioni di residenti. Il primo gennaio 2003 partirà la terza fase e alla fine di quell’anno si prevede una diffusione della Card presso 6 o 7 milioni di cittadini italiani “digitalizzati”. Cifre che confermano le precedenti previsioni di Stanca secondo cui entro cinque anni dovrebbero essere distribuite 40 milioni di Card nonché attivati tutti i servizi che la nuova “tessera” consente di far partire.
Sul piano “tecnico” la Card viene fisicamente realizzata dall’Istituto poligrafico dello Stato ma è rilasciata, esattamente come quella tradizionale, dal Comune di residenza, in quei Comuni che partecipano alla sperimentazione in corso. La sua durata è di cinque anni e non è obbligatorio il suo rinnovo.