Roma – Si tratterebbe solo di un malinteso la notizia, riportata lo scorso giovedì da Punto Informatico, secondo cui i detentori dei brevetti relativi alla popolare tecnologia di compressione audio MP3, Thomson e Fraunhofer Gesellschaft, avrebbero introdotto una royalty anche per i software di decodifica e di riproduzione distribuiti gratuitamente attraverso Internet. Thomson ha infatti precisato che in sette anni i termini di licenza non sono cambiati di una virgola.
Un’affermazione, quella di Thomson, che non risponde pienamente a verità. La scorsa settimana l’azienda ha infatti eliminato dalla propria licenza alcune righe in cui si specificava che i “software desktop di decodifica e di riproduzione degli MP3 distribuiti gratuitamente attraverso Internet per uso personale non prevedono il pagamento di nessuna percentuale” sui diritti della tecnologia MP3. La scomparsa di questa clausola è stata interpretata da sviluppatori e media come la fine di un’eccezione che, fino ad oggi, aveva esentato i software free dal pagamento dei diritti sul formato MP3. Come si ricorderà Emmett Plant, il CEO di Xiph.org Foundation, scrisse per l’occasione un’ironica lettera in cui ringraziava Thomson per aver favorito, con la sua mossa, la diffusione di codec alternativi e free come Ogg Vorbis.
Thomson ha però affermato che, nonostante la cancellazione delle suddette righe di testo, nulla è cambiato nelle politiche dell’azienda: questo significa che la tecnologia MP3 continuerà ad essere free per i decoder ed i player distribuiti gratuitamente attraverso Internet, mentre rimarrà a pagamento per i software commerciali e per i dispositivi hardware.
Thomson ha anche colto l’occasione per specificare che non è sufficiente che un software adotti una licenza free per poter evitare il pagamento delle royalty. Nel caso di prodotti pubblicati sotto una licenza come la GPL, che consente agli sviluppatori di vendere il proprio software, i decoder o i player possono aggirare i balzelli legati all’uso della tecnologia MP3 solo se vengono effettivamente distribuiti gratuitamente e per il solo uso personale.
“Dall’impedire la nascita e lo sviluppo dei decoder e dei player MP3 free – ha detto Dave Arland, portavoce americano di Thomson Multimedia – noi avremmo tutto da perdere e niente da guadagnare”. Arland ha anche affermato che Ogg Vorbis avrebbe “montato” questa storia per farsi pubblicità.
Se l’interpretazione data da sviluppatori e media alla modifica di Thomson si può forse considerare – alla luce delle precisazioni date da Thomson – un po ‘ affrettata, resta da capire perché l’azienda abbia deciso di cancellare dalla propria licenza una clausola che, come lei stessa ha sottolineato, stava lì da ben sette anni. Non solo. Secondo alcuni avvocati a esentare il software free dal pagamento delle royalty resterebbe ora soltanto la parola di Thomson: un po ‘ poco in un mondo in cui persino l’inchiostro tende a sbiadire in fretta.