Roma – “Il rispetto dei diritti fondamentali ed in particolare della riservatezza delle persone non solo non è incompatibile con lo sviluppo delle nuove tecnologie, ma costituisce una condizione necessaria perché tale sviluppo si realizzi”. Così Mauro Paissan, deputato verde nonché membro dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, si è espresso in occasione della manifestazione bolognese del Com.PA.
Secondo Paissan, insieme all’evoluzione delle tecnologie si assiste anche ad una evoluzione dei pericoli per la riservatezza, soprattutto per quanto riguarda la gestione di dati personali da parte di soggetti privati ma anche per l’aumento della circolazione dei dati dell’individuo all’interno delle strutture pubbliche e delle infrastrutture di servizio.
Il problema centrale sta nel fatto che oggi è possibile molto più facilmente di un tempo accoppiare serie di dati raccolti da fonti diverse ma relative ad un singolo individuo, dati che un tempo non sarebbero stati disponibili così facilmente. Un elemento potenzialmente invasivo ed insidioso, dunque, è “l’invasione derivante dalle moderne tecnologie digitali, dove mille tracce elettroniche ci seguono e la cui elaborazione conduce all’informazione finale”.
Esempio di questo nuovo quadro sono i file di log, i file prodotti dalla registrazione della navigazione in internet da parte dell’utente-cittadino. Una navigazione che, se tracciata, può consentire di individuare aree di attività e di interesse, dunque gusti personali, orientamento sessuale e altro ancora.
Ma sarebbe un pericolo anche la “memoria storica” della rete, quella per esempio di Usenet che oggi, grazie a sistemi come quelli approntati da Google, consente di rintracciare i messaggi lasciati in rete da una persona anche dopo molto tempo e ricostruirne così un “profilo ideologico” potenzialmente strumentalizzabile.
Paissan ritiene dunque che gli utenti-cittadini che utilizzano i servizi di rete e i nuovi strumenti della comunicazione devono essere i primi a verificare quale forma di protezione viene offerta per i dati che forniscono a soggetti privati o pubblici. Secondo Paissan “è necessaria una nuova cultura ad ogni livello da parte degli stessi operatori pubblici, al fine di prevenire che le nuove tecnologie costruiscano gabbie tecnologiche intorno ai cittadini”.