Roma – L’arresto del 21enne autore del T0rn rootkit, il cui nome non è stato reso pubblico, sta allarmano la comunità hacker whitehat, perché per la prima volta in Gran Bretagna si è usata una tale severità contro l’autore di un software.
L’operazione di polizia, di cui ha parlato nei giorni scorsi anche Punto Informatico, sebbene sia legalmente giustificata dalla normativa britannica nota come Computer Misuse Act, in realtà appare ai più del tutto sproporzionata e persino pericolosa per la libertà di sviluppo e di ricerca.
In un articolo pubblicato nelle scorse ore su SecurityFocus, il notissimo Kevin Poulsen fa il punto della situazione, partendo dal concetto che “l’operazione non era di routine perché il sospettato al quale ancora non sono state formalizzate accuse di reato, non viene accusato di aver craccato computer, di aver lanciato un attacco denial of service né di aver realizzato un virus”.
Come noto, il T0rnkit non è che un insieme di software che possono consentire ad un intruso di nascondere la propria presenza su una macchina Linux alla quale ha avuto accesso. In sé non rappresenta dunque un attacco né un’arma illegale…
“Io lo vedo assolutamente come preoccupante – ha dichiarato anche uno dei legali della Electronic Frontier Foundation – dobbiamo stare dietro alla cosa, perché è preoccupante l’idea che si possa perseguire qualcuno sul piano criminale per aver semplicemente scritto un software”.