Roma – “Più di 2,8 miliardi di file sono scaricati illegalmente ogni mese. L’esplosione della copia illegale sta danneggiando l’intera comunità musicale. Al contrario di quanto alcuni ti hanno detto, la pirateria sta avendo un impatto molto profondo e dannoso su infiniti musicisti, autori e perfomer, praticamente tutti, dagli ingegneri del suono agli impiegati dei negozi di dischi, che sognano di vivere fornendo musica al pubblico”.
Queste le parole che aprono il sito di Music United , una iniziativa a cui aderisce una coalizione di artisti e produttori per lanciare attraverso tutti i media un’opera di sensibilizzazione contro la condivisione di file musicali in rete, per specificare che condividere in certi casi può significare rubare.
Il sito cerca di stimolare la giovane utenza dei sistemi peer-to-peer, che costituisce lo “zoccolo duro” degli appassionati del file-sharing, a riflettere in modo nuovo su quello che stanno facendo. Una sensibilizzazione che si affida ai più noti volti dell’industria musicale che proprio sulle pagine web di Music United dicono la loro sull’argomento.
Stevie Wonder, uno dei massimi esponenti della musica leggera, per esempio, afferma: “Discografici, editori, emittenti radiofoniche, rivenditori, artisti e altri nel nostro settore devono prendere una posizione molto forte contro il furto dei nostri brani e della nostra musica, altrimenti entrambi diverranno immondizia come quella nelle strade”. Secondo Shakira, altra celebre popstar, “fare un album è un lavoro di squadra, quindi l’attività di un pirata non colpisce solo l’artista ma anche le persone che ci hanno lavorato sopra, come i coproduttori, i coautori e i musicisti. Dì no alla pirateria”.
Ma i nomi coinvolti negli annunci di sensibilizzazione che appariranno sulla stampa e gli altri media sono davvero tanti, compresi Sting, Madonna, Britney Spears ed altri grossi calibri del settore. Tra questi vi è anche Luciano Pavarotti. Il celebre tenore ha dichiarato che “tutti coloro che amano la musica dovrebbero essere messi in condizione di ascoltare quanto viene creato. Ma non è un segreto che richiede lavoro duro, costi e molte persone realizzare grandi musiche. Artisti e compositori – specialmente i più giovani – non avranno in futuro alcuna possibilità di creare musica se le proprie registrazioni vengono rubate in questo modo”.
Più prosaico il commento alla campagna di sensibilizzazione di Hilary Rosen, il CEO dei discografici americani della RIAA, secondo cui “scaricare illegalmente equivale a rubare ed è contro la legge, punto e basta”.
Nelle stesse ore in cui veniva annunciata la campagna è significativa la pubblicazione di uno studio della KPMG che, in sostanza, afferma come l’unica via per le majors sia adottare nuovi modelli di business per internet piuttosto che tentare di limitare la diffusione della musica.