Emirato del Bahrain – Dopo che nel 1997 il computerone di IBM, Deep Blue, riuscì a battere l’allora campione del mondo di scacchi Garry Kasparov, l’obiettivo degli sviluppatori di software scacchistici si è spostato verso una nuova sfida: riuscire a battere i più forti giocatori al mondo puntando più sull”‘intelligenza” del software che sulla forza bruta dell’hardware. Se Deep Blue fu criticato proprio per il suo tatticismo estremo e per il suo gioco stilisticamente arido e impersonale, uno degli obiettivi dei software di oggi è proprio quello di rendere le routine di intelligenza artificiale assai più sofisticate e in grado di sviluppare strategie più complesse e raffinate. L’obiettivo ultimo è quello di rendere le partite giocate dal computer indistinguibili da quelle giocate da un essere umano.
In questi ultimi anni si è assistito sempre più spesso a tornei denominati “man vs machine” in cui un campione di scacchi umano veniva sfidato da software commerciali che giravano su comuni PC multiprocessore. L’ultimo di questi, di cui si è parlato anche poche settimane fa , è quello che ha visto per protagonisti l’attuale campione del mondo di scacchi russo Vladimir Kramnik e quello che viene considerato uno dei più forti programmi di scacchi al mondo: Deep Fritz.
Il match, conclusosi lo scorso sabato nell’arco di 8 partite, ha visto la macchina pareggiare col campione del mondo in seguito ad un punteggio di 4-4: quattro pareggi e due vittorie per parte.
Il torneo, Brains in Bahrain , vedeva come grande favorito Kramnik, tanto che dopo il primo pareggio e le seguenti due vittorie del giovane campione russo, molti ritennero Deep Fritz già spacciato. Ma dopo un inizio quasi disastroso, per Deep Fritz è arrivata l’ora della riscossa: dopo un pareggio, due vittorie consecutive e altri due pareggi, il software tedesco è riuscito a strappare al campione del mondo un inaspettato pareggio del match.
Kramnik si è detto molto contrariato da questo risultato, soprattutto riferendosi alla seconda parte del torneo, dove il campione umano – a detta di molti osservatori – sembra aver subito una sorta di crollo psicologico. Il giovane russo ha espresso la sua grande stima per il piccolo team di sviluppatori che ha creato Deep Fritz, soprattutto per la grande efficacia con cui il loro software ha saputo rispondere ad aperture poco comuni e strategie d’attacco anche molto complesse.
“Pochi anni fa – ha commentato Kramnik – ho giocato contro un programma di scacchi e potevo contare su di un grande vantaggio; ma non oggi, non ora”.
Il ventisettenne russo ha tuttavia tenuto a sottolineare come il computer abbia vinto anche grazie ad una buona dose di fortuna e possa contare, rispetto ad un essere umano, su di un innegabile vantaggio psicologico.
“E’ impossibile – ha detto Kramnik – mettere sotto pressione un computer”. Ed è invece noto quanto sia decisiva, in un incontro di scacchi, la guerra psicologica fra i due avversari. Con questo pareggio Kramnik si porta a casa un premio di 800.000 dollari, mentre ChessBase , il team tedesco che ha creato Deep Fritz, rimedia una vincita di 200.000 dollari: quest’ultima verrà devoluta, secondo quanto dichiarato da ChessBase, all’iniziativa European Youth Chess.
Ciò che secondo gli esperti rende particolarmente interessante questo risultato è che Deep Fritz girava su di un PC con otto processori, una configurazione che gli permetteva di analizzare circa 3,5 milioni di mosse al secondo: un’inezia rispetto agli oltre 200 milioni di cui era capace Deep Blue. Questo dimostra, secondo i creatori di Deep Fritz, che il software sarà presto in grado di battere i campioni del mondo di scacchi anche senza l’aiuto di computer da decine di migliaia di dollari.
A confermare quest’affermazione, alla fine di ottobre è arrivato il risultato del torneo giocato fra Chessmaster 9000 , un famoso software di scacchi commerciale, e il campione americano Larry Christiansen: qui la macchina ha battuto la controparte umana per 2,5 a 1,5.
La particolarità di questo torneo, organizzato da Chessclub.com, è che Chessmaster, dimostrando la sua capacità di giocare secondo uno stile, durante ognuna delle prime tre partite ha “impersonato” un grande giocatore di scacchi del passato: Alekhine, Fischer e Botvinnik. Nell’ultima partita Chessmaster ha invece sfoggiato la propria personalità, accreditata di 2767 punti ELO: in questo caso Christiansen, la cui forza è stimata in 2559 punti ELO, è però riuscito a tener duro e portare a casa un pareggio dopo 40 mosse.
Il prossimo dicembre tornerà sulla scena anche Kasparov con un nuovo duello “uomo contro macchina” che lo vedrà impegnato contro Deep Junior, un temibile avversario artificiale sviluppato da un team israeliano.
Spesso ci si chiede se queste sfide siano fini a sé stesse o possano avere una qualche utilità scientifica. Il professor Monty Newborn, che recentemente ha scritto un libro sulla storica sfida fra Deep Blue e Kasparov, sostiene che i progressi compiuti dagli sviluppatori nel del gioco degli scacchi possono portare un importante contributo anche in diversi campi della scienza, fra cui quello della genetica e del riconoscimento vocale.