Paolucci: il PC sparirà

Paolucci: il PC sparirà

Il vice presidente di Microsoft sintetizza la visione del big di Redmond sul futuro dell'informatica e delinea uno scenario in cui questa sarà altrettanto pervasiva della corrente elettrica
Il vice presidente di Microsoft sintetizza la visione del big di Redmond sul futuro dell'informatica e delinea uno scenario in cui questa sarà altrettanto pervasiva della corrente elettrica


Milano – Nel suo intervento al convegno inaugurale di SMAU 2002, Umberto Paolucci, vice presidente di Microsoft, ha tratteggiato la visione del colosso di Redmond relativa all’evoluzione delle tecnologie informatiche e sull’influenza che esse avranno sul modo di lavorare, divertirsi, comunicare e vivere delle persone.

?Nonostante l?eccezionale sviluppo che le applicazioni dell?informatica hanno avuto in questi anni, il computer deve ancora raggiungere il ruolo d?importanza, d?indispensabilità nella nostra vita quotidiana, che l?evoluzione delle modalità di lavoro, di divertimento, di gestione della vita domestica ci lasciano prevedere?, ha affermato Paolucci. ?Ma registriamo già oggi segni dei trend che stanno cambiando radicalmente il modo in cui l?ICT entrerà in ogni attività professionale e non solo. Quello che Bill Gates ha definito “decennio digitale” si sta già svolgendo davanti ai nostri occhi?.

Un “decennio digitale” di cui Microsoft vuole esser guida e musa ispiratrice, e questo non soltanto nel campo del software, dove già è dominatrice, ma in quello più generale del computing. Il big di Redmond ha già fatto capire con molta chiarezza ai produttori di hardware che a comandare, in questo decennio, sarà il software: oggi la tendenza è quella che vede la nascita di nuovi dispositivi a partire da un nuovo software e non, come accadeva nel passato, da una nuova architettura hardware. Microsoft lo ha dimostrato con la piattaforma Pocket PC, con quella Tablet PC e con gli smartphone: tre nuove tipologie di prodotti nati sulla la spinta di un produttore di software e attorno ad un software.

Paradossalmente, se Microsoft ha potuto coniare questa nuova legge dell’IT – in cui il software è dominatore – è proprio grazie ai meriti dell’hardware e al rapido crescere, in potenza, dei microprocessori. E’ questo che ha permesso alla mamma di Windows di infilare il proprio sistema operativo – e il tutto nel giro di pochi anni – su di una gamma impressionante di dispositivi: dai telefoni cellulari ai PDA, dalle console da gioco alle set-top box, dalle autoradio ai navigatori satellitari, dalle slot machine ai registratori di cassa.

Microsoft si sta preparando con ogni mezzo ad abbracciare il futuro mercato del computing a 360 gradi, un mercato che vedrà un processore ed un sistema operativo installati in qualsiasi dispositivo intelligente, sia esso il climatizzatore, la lavatrice, l’orologio o lo stereo. Le potenzialità sono infinite e, fino ad oggi, si è solo scherzato. A detta di Paolucci, l’informatica rappresenta ancora un fenomeno marginale nella nostra società, ma Microsoft sarà – come dubitarlo? – in prima linea per far sì che il futuro sia domani.

?Proviamo ad immaginare un mondo in cui il computer non sia stato neppure inventato?, ha proposto Paolucci. ?Il mondo reale non sarebbe molto diverso da come lo vediamo oggi e, per la maggior parte della gente, la routine quotidiana sarebbe più o meno la stessa. Questo perché per la gran parte degli individui e delle aziende i computer sono ancora prevalentemente dispositivi destinati ad un limitato numero di funzionalità, impiegati per svolgere mansioni separate fra loro come creare e condividere documenti, comunicare con colleghi, amici e familiari, tenere l?agenda appuntamenti, giocare o svolgere ricerche. Ma tutte queste possibilità rappresentano ancora una porzione alquanto limitata dello spettro di ciò che l?informatica può fare per noi, quindi si potrebbe ancora prescinderne e, seppure con diversi livelli di efficienza e di produttività, svolgere le stesse attività in altro modo”.

“Se invece paragoniamo questo scenario a quello di un mondo in cui non sia stata ancora inventata l?automobile – ha proseguito Paolucci -, scopriamo che in quel caso tutta la nostra vita sarebbe radicalmente diversa: dalla giornata tipo, all?architettura delle case o all?urbanistica. Semplicemente, il computer non ha avuto un egual impatto. O, meglio, non ancora. Microsoft ritiene che l?espressione dell?immenso potenziale della tecnologia e della sua capillare diffusione sia oggi a portata di mano: l?evoluzione della ricerca informatica continua a procedere a tassi pari o superiori a quelli della celebre legge di Moore, generando grandi potenzialità di connessione, alte velocità d?elaborazione e più intuitive interfacce utente. Diventando più conveniente, meglio connessa e più semplice da utilizzare, l?informatica sta evolvendo da un?esperienza di carattere tecnico riservata a pochi ad un?esperienza naturale e quotidiana alla portata di tutti”.

E dunque, cosa ci attende per il futuro? Quale destino per il PC? Quali dubbi oscurano i proclami ottimistici di Microsoft?


Parlando di evoluzione informatica il dirigente Microsoft ha citato tecnologie come XML, alla base dei Web service, di Wi-Fi, ingrediente principale del pervasive computing, e di Xbox, che proprio una rivoluzione non è, ma rappresenta l’ennesimo esempio di come Microsoft sia riuscita a portare il fertilissimo germe del PC anche in un mondo fino a ieri così mistico, esclusivo, e distante come quello delle console da gioco.

Paolucci ha parlato poi di nuovi sistemi di riconoscimento vocale, della scrittura e del linguaggio naturale, tecnologie che a suo avviso “renderanno il computer, se non ?umano?, sicuramente molto più ?personale?”.

“Per la fine della decade – ha detto il vice presidente di Microsoft – queste tecnologie convergeranno in un?unica esperienza digitale, più ricca e pervasiva di quanto ora non si immagini”.

Paolucci parla anche di Web service, e di come questi porteranno notevoli benefici ad aziende, pubblica amministrazione e sistema educativo: una piccola rivoluzione di cui – secondo il dirigente di Microsoft – “l’Europa deve e può assumere un ruolo guida”.

Per raggiungere – fra evoluzioni e rivoluzioni – lo stadio di sviluppo sopra dipinto, Paolucci sostiene si debbano compiere “notevoli passi avanti nel campo della tutela della proprietà intellettuale, della sicurezza delle infrastrutture ICT e del digital divide”. Com’è ormai noto, ai primi due problemi il big di Redmond intende far fronte con due fra i suoi più grossi e ambiziosi progetti, Palladium e Trustworting Computing , paroline magiche che, più di ogni altre, potrebbero incidere profondamente sul futuro dei PC e di ciò che verrà dopo.

Che cosa accadrà dunque al termine di questo decennio digitale??, si chiede Paolucci. ?Probabilmente il computer tenderà a scomparire, almeno nella forma in cui siamo abituati a concepirlo oggi. Infatti, le applicazioni dell?informatica innerveranno così profondamente ogni attività svolta dall?uomo che, come accade da alcuni decenni con la corrente elettrica, le utilizzeremo costantemente senza neppure accorgercene?.

Quando Paolucci predice la morte del PC fa eco alle parole con cui lo scorso anno Bill Gates ammise che il personal computer è ormai uno strumento superato: troppo difficile da gestire, troppo complesso, troppo problematico.

Sono anni ormai che nel mondo dei PC si parla di EasyPC, Simplified PC, Small PC, NetPC, WebPC. Tutti tentativi per rendere i PC “un po ‘ meno PC”, e dunque più facili da usare e configurare, più compatti, esteticamente più accattivanti e meno costosi. Nonostante tutti gli sforzi fatti, i PC di oggi somigliano ancora un po ‘ troppo ai personal computer degli anni ’80, con la conseguenza che risulta spesso arduo immaginarli “al comando” della casa digitale e al servizio di tutta la famiglia.

Microsoft sta tentando con ogni mezzo di rendere i PC di oggi più multimediali, graziosi e facili da usare, ma la vera rivoluzione Microsoft non la vede nel PC, o per lo meno nei personal computer come li intendiamo oggi, ma in dispositivi più specializzati, come le set-top box, i Tablet PC, i Pocket PC, gli smartphone, ecc. ecc.

In sostanza, Microsoft sembra preannunciare che l’era del PC general purpose, del personal computer “tuttofare”, stia volgendo al termine: il PC deve assumere – secondo i suoi piani – caratteristiche, funzionalità, potenza, forma e dimensioni tagliate su misura per il tipo di pubblico a cui si rivolge. L’importante – si potrebbe aggiungere – è che in esso giri un sistema operativo targato Microsoft: sia esso home, professional, server, embedded, pocket o smartphone.

Le ambizioni di Microsoft sono condivise da Intel, l’altra metà del noto duopolio “Wintel”, già impegnata a sviluppare delle specifiche, il cui nome in codice è “Big Water”, basate sulla tecnologia chiave PCI Express, il nome commerciale dell”erede del bus PCI.

Ma le ragioni del marketing, per così dire, non sembrano sempre combaciare con ciò che gli utenti chiedono e desiderano. Molti analisti ricordano come soltanto con l’arrivo di Windows 2000 Microsoft sia riuscita ad offrire un sistema relativamente sicuro; e con Windows XP, nonostante le sue svariate centinaia di megabyte di codice, l’approccio dell’utente al sistema operativo è rimasto ancora sostanzialmente lo stesso ideato da Apple e prima ancora da Xerox: mouse, icone e desktop 2D.

Ci sono poi tecnologie che avrebbero dovuto aiutare l’utente ma che sono invece risultate spesso inutili o troppo invasive, e ci sono progetti, come Palladium, che sollevano più di un dubbio in merito alla privacy e ai diritti degli utenti, nonché al futuro delle “alternative”: Linux, Mac, Unix, l’open source.

L’informatica del futuro sarà forse come la corrente elettrica, ma la prospettiva che a gestirla sarà una sorta di Enel globale, fa sì che in quello stesso orizzonte in cui Microsoft vede il nascere di una nuova e luminosissima alba, altri scorgano l’avanzare di un’inquietante ombra.

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Pubblicato il
25 ott 2002
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