Roma – Winston Smith. Questo non è soltanto il nome del protagonista del romanzo di Orwell “1984” ma anche e non casualmente il nome di un Progetto che intende puntare a tecnologie e cultura della libertà per utilizzare la rete e sopravvivere agli anni che si annunciano sempre più bui del Law & Order. Punto Informatico, che l’anno scorso diede spazio al nuovo Progetto , ne ha ora incontrato l’anima, Winston appunto; ecco il resoconto in una intervista.
Punto Informatico: Winston Smith vuole sottrarsi all’occhio elettronico del Big Brother contemporaneo. Ci puo’ riuscire?
Winston Smith: Puo’ riuscirci nella misura in cui vuole; il Progetto è una scuola ed una prova di fattibilità, non un tentativo da parte di una o più persone di nascondersi, cosa che i diretti interessati non hanno mai fatto al di fuori della rete.
Chi desideri invece non “nascondersi” (che suona male e fa tanto Banda Bassotti), ma “restare anonimo” (che è un diritto civile), puo’ farlo, usando i mezzi che il Progetto pubblicizza, e puo’ farlo ad un livello tale da permettergli di sfuggire a tutti gli strumenti di tecnocontrollo a cui il normale navigatore è soggetto.
PI: Il Grande Fratello del 2002 e degli anni a venire chi, o cosa, è?
WS: A costo di dire una banalità, direi che siamo noi tutti.
Sono quelle persone disposte a lottare per cause degne, che hanno a cuore il bene degli altri, della società e del mondo, ma che fanno fatica ad accorgersi dell’imbarbarimento a cui la Rete è soggetta.
Il miglior paragone che mi viene in mente è quello di una società post-bellica, in cui i signori della guerra ed i poteri di vario tipo si mescolano e lottano per la supremazia sul loro territorio, avendo a comune solo il disprezzo per gli individui e per la ricerca di un equilibrio sociale. Nessuno si cura di agire per equilibrare i poteri collettivi e le cose vanno male per tutti.
Non bisogna pensare al Grande Fratello come ad un nemico esterno; piuttosto alla somma della nostra incuria e di quella delle istituzioni nel difendere la nostra privacy e le nostre libertà individuali, che lasciano il campo aperto ai poteri commerciali, politici, criminali, che non se ne curano o che vogliono distruggerle.
PI: La rete e le sue sottoreti rappresentano un’opportunità di comunicazione per tutti e allo stesso tempo “l’opportunità” di tenere traccia delle opinioni delle persone, dei loro progetti, della loro rete affettiva, delle loro preferenze, gusti e orientamenti e via dicendo. Con l’avvicinarsi del telefonino ad Internet queste “opportunità” di moltiplicano, soprattutto per chi ha li strumenti giusti per “tracciare”… Come se ne esce?
WS: Accorgendosi che la privacy è un bene prezioso, come altri beni individuali che preserviamo e difendiamo senza nemmeno pensarci. Non è necessario buttare il telefonino nel tritarifiuti o rinunciare ai prediletti SMS.
E’ necessario invece sviluppare pensieri e riflessi automatici che entrino in funzione tutte le volte che mandiamo una mail, navighiamo, accendiamo il cellulare o compriamo con la carta di credito.
Deve diventare un’abitudine, un modo di essere, proprio come quando guidiamo; non decidiamo ogni volta di fermarci al semaforo rosso o cambiare corsia, ma agiamo automaticamente al fine di preservare l’integrità dei parafanghi ed arrivare prima.
PI: Freenet è recentemente giunta alla versione 0.5 che ha risollevato molte speranze nel progetto. Per il Progetto Winston Smith cosa significa essere su Freenet ed essersi spostato sulla 0.5 ?
WS: Per noi Freenet è semplicemente il posto “naturale” dove svilupparsi, ed una componente essenziale del Progetto stesso. La versione 0.5 è solo l’ultima di centinaia di altre che l’hanno preceduta.
Freenet era praticamente scomparsa quando un anno e mezzo fa Ian Clarke decise arditamente di invitare tutti a migrare dalla versione 0.3, più rozza ma perfettamente funzionante, alla 0.4, che era “quasi” pronta. Il bagno di sangue che ne è seguito ha provocato la sparizione di Freenet come risorsa per gli utenti, e 18 mesi di lotta con decine di migliaia di linee di java per far riemergere una Freenet funzionante, stabile e migliore.
PI: PGP, Freenet…. La conquista di una nuova “libertà digitale” passa solo attraverso un uso più attento della tecnologia?
WS: Principalmente; l’attenzione alla difesa ed allo sviluppo dei diritti civili non deve mai mancare, ma il vero pericolo oggi è sottovalutare, od impiegare con trascuratezza, la tecnologia.
PI: Il Progetto WS non si rivolge all’utenza generica ma a chi puo’ interagire divenendo “fornitore di servizi per la privacy”. Cosa intendete con questo?
WS: Il progetto esiste su due livelli.
Il primo, che non hai menzionato, è quello di scuola e palestra per i normali navigatori che vogliono imparare l’uso delle tecnologie per la privacy.
Il secondo, a cui fai riferimento, è quello di coloro che decidono di devolvere alla Rete una parte del loro tempo/banda/computer, e creano quei server (nodi Freenet, remailer, nym) che formano l’ossatura dei servizi per la privacy e l’anonimato.
È nostra opinione che una garanzia della affidabilità di questi servizi possa venire solo da una gestione decentrata e diffusa; non ci aspettiamo (ma sarebbe molto bello e doveroso) che ce li fornisca l’Ufficio del Garante della Privacy od il Ministero dell’Amore… pardon, dell’Innovazione e delle Tecnologie, anzi….
PI: Essere “un Winston Smith” insieme agli altri “Winston Smith” del Progetto richiede particolari doti di programmazione o uso della tecnologia?
WS: No, solo la voglia di capire. Il resto è banale.
PI: Il Progetto ha comprensibilmente bisogno dell’apporto del più alto numero possibile di persone. È possibile stabilire quanti oggi ne sono coinvolti?
WS: Quanti non importa, ma siamo veramente troppo pochi. È scoraggiante come il numero di coloro che si dicono in buonafede d’accordo si riduca quando si tratta di decidersi a lavorare…
PI: Se Winston Smith oggi ha speranze di sottrarsi al Big Brother… Chi Winston Smith non è… è condannato?
WS: No, vivrà semplicemente molto più in balia degli altri di coloro che si curano della propria privacy.
PI: Perché la privacy è importante?
WS: Bella domanda ! Bisogna pensarci e convincersene.
intervista a cura di Paolo De Andreis
Letture (o riletture) consigliate:
Orwell G. – “1984” – Londra 1949
freenet:SSK@Dgg5lJQu-WO905TrlZ0LjQHXDdIPAgM/pws/3//
Chi non potesse installare subito il suo nodo Freenet, puo’ utilizzare questi gateway sicuri per accedere al Progetto ed a tutti gli altri contenuti di Freenet:
https://freenet.thing.net:443/
https://bespin.homelinux.net:443/
https://freenet.firenze.linux.it:1443/