Un'Europa pericolosa quella contro l'e-razzismo

Un'Europa pericolosa quella contro l'e-razzismo

Il Consiglio d'Europa adotta un nuovo protocollo aggiuntivo alla Convenzione sul Cybercrime per perseguire xenofobia e razzismo online. Grave rischio di censura e repressione del libero pensiero
Il Consiglio d'Europa adotta un nuovo protocollo aggiuntivo alla Convenzione sul Cybercrime per perseguire xenofobia e razzismo online. Grave rischio di censura e repressione del libero pensiero


Roma – Si amplia ulteriormente il raggio d’azione della Convenzione sul Cybercrime del Consiglio d’Europa. Il Comitato dei Ministri ha infatti deciso di adottare un nuovo protocollo contro xenofobia e razzismo espressi via internet.

Nella nota diffusa dal Consiglio si parla della richiesta agli Stati che adottano la Convenzione di rendere criminosa “la diffusione di materiali razzisti e xenofobi su sistemi informatici, insulti e minacce razziste e xenofobe, inclusa la negazione, la grossolana minimizzazione, l’approvazione o la giustificazione di genocidi o crimini contro l’umanità, in particolare quelli occorsi nel periodo 1940-1945”.

Il provvedimento, secondo il Consiglio, definisce anche i parametri entro i quali certe espressioni violano i diritti degli altri e le pene previste dagli Stati dovrebbero quindi essere regolate su questi criteri.

Nell’ufficialità della cosa, il Consiglio sottolinea comunque che questo non vuole essere un tentativo di negare la libertà di espressione che 50 anni fa è stata garantita dalla Convenzione europea sui Diritti umani. Ma è anche chiaro quanto sia facile che critiche di questo tipo vengano invece rivolte al nuovo Protocollo, laddove si rischia di limitare la libertà di critica, al centro proprio di quella Convenzione.

Secondo il Consiglio perché una violazione penale si verifichi è necessario che sia commessa con intenzione, il che vorrebbe dire, per esempio, che non si può imputare responsabilità ad un provider per il solo fatto che un sito ospitato presenti contenuti di questo tipo, perché a dover essere perseguito è chi quel sito ha realizzato. Responsabile, dunque, è chi ha “intenzionalmente” voluto commettere un dato crimine. Si tratta in questo caso di una determinazione importante perché, con tutte le riserve sulla possibile limitazione della libertà di espressione, viene giudicato senz’altro importante ribadire la sostanziale “irresponsabilità” di un fornitore di servizio.

Il nuovo Protocollo verrà presentato per la firma alla prossima assemblea parlamentare prevista per il 27 gennaio 2003 ma non tutto sembra destinato ad andare liscio. Un primo segnale è giunto dal ministro italiano della Giustizia Castelli che nelle scorse ore ha già espresso vive preoccupazioni per una normativa che sembra mettere a rischio libertà guadagnate dall’Europa con immensi sacrifici. La battaglia, per i proponenti di questo ennesimo giro di vite, si annuncia, almeno questa volta, in salita.

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Pubblicato il
12 nov 2002
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