Roma – Gli italiani sono tra i primi popoli d’Europa in quanto a pirateria, cioè a realizzazione, acquisto e diffusione di copie illegali di prodotti informatici, videogiochi, libri, compact disc musicali e via dicendo. L’accusa arriva dalla International Intellectual Property Alliance (IIPA), secondo cui il 20 per cento di questi materiali circolante in Italia è pirata.
In città nelle quali è senz’altro più facile trovare una bancarella con materiale pirata piuttosto che un vigile o un poliziotto dediti a contrastare il fenomeno, IIPA sostiene che il “mercato nero” della pirateria ha raggiunto un volume d’affari pari a 488 milioni di dollari. Cifre che vanno prese con le molle: si tratta infatti di quanto l’industria avrebbe incassato se chi ha comprato a prezzi stracciati materiale pirata avesse acquistato quello stesso materiale a prezzo di listino presso negozianti autorizzati.
IIPA individua nella lentezza e nelle inefficienze del sistema giudiziario e dunque in quello della repressione del fenomeno della pirateria una delle cause del prosperare di queste attività. Con percentuali che in certi casi risultano senz’altro impressionanti. Basti pensare che, secondo IIPA, i videogiochi pirata per console oggi costituiscono il 74 per cento del totale, contro il 55 per cento registrato cinque anni fa.
Altre percentuali di pirateria così elevate si ritrovano nel settore delle pay-tv, dove le smart card pirata sono in ragione di 50 ogni 100, o nel software, dove 43 programmi su 100 sono distribuiti o installati illegalmente.