Linux, rotta verso i data center

Linux, rotta verso i data center

Il futuro del Pinguino è in importanti quote di mercato nel settore cruciale dei data center aziendali. Lo afferma uno studio che parla della fine di Unix, attaccato a tenaglia da Linux e Windows
Il futuro del Pinguino è in importanti quote di mercato nel settore cruciale dei data center aziendali. Lo afferma uno studio che parla della fine di Unix, attaccato a tenaglia da Linux e Windows


Roma – Nei prossimi anni Linux mostrerà una forte crescita nel lucroso mercato dei data center. Ad affermarlo è il colosso finanziario Goldman Sachs Group che, in un nuovo studio, riconferma in sostanza le impressioni che erano emerse lo scorso mese da un sondaggio effettuato dallo stesso gruppo di analisi su un campione di 100 aziende statunitensi: qui risultò infatti che Linux stava crescendo bene non soltanto nelle aree dove è tradizionalmente forte, come quella dei server per il Web, le e-mail, i file e la stampa, ma anche in settori economicamente più importanti come quello dei mainframe, dei data center, degli application server e dei database.

Il nuovo rapporto di Goldman Sachs, intitolato “Fear the Penguin”, sostiene che Linux è destinato a giocare un ruolo sempre più importante all’interno dei data center aziendali, un settore oggi ancora fortemente dominato dagli Unix commerciali e molto corteggiato da Microsoft.

Lo studio, che va a confermare quanto pronosticato da diversi produttori di server, sostiene che la crescita di Linux nella fascia alta del mercato è legata a doppio filo con la maturazione del suo kernel e con la crescente consapevolezza, fra gli IT manager, della validità delle soluzioni a basso costo basate sui processori di Intel e AMD e software open source.

“Sebbene la maggior parte delle grosse aziende sembra vedere Linux come una tecnologia ancora immatura per il settore enterprise, ed alcuni hanno già escluso il suo utilizzo, il nostro studio suggerisce che Linux su piattaforma Intel stia iniziando a guadagnare una solida posizione nei data center”, si legge nel rapporto di Goldman Sachs.

Lo studio sostiene che gli interpellati che hanno adottato Linux nei propri data center abbiano citato, come fattori di scelta, il più vantaggioso rapporto prezzo/prestazioni della piattaforma Lintel (Linux/Intel) rispetto a quelle Unix/RISC, la stabilità e la sicurezza.

In accordo con quanto previsto da diversi altri analisti, Goldman Sachs sostiene che l’arrivo di Linux in settori mission-critical come quello dei grossi database darà non poche preoccupazioni ad aziende come Sun, HP o IBM, il cui business è ancora in larga parte basato sulla vendita di server hi-end basati su Unix. Goldman Sachs sottolinea come, in ogni caso, tutte e tre le aziende stiano investendo in Linux e, con la loro esperienza nel settore dei server a 16 e più processori, possano notevolmente contribuire a migliorare Linux e dargli alcune di quelle funzionalità avanzate che ancora gli mancano.

Secondo Goldman Sachs, ad essere più in pericolo sono quei produttori, come Dell, che non hanno ancora investito un soldo in Linux e che, nei prossimi anni, dovranno contrastare in tutta fretta la rapida erosione da parte di Linux e Windows del mercato Unix.

La società di analisi vede invece Microsoft in una posizione più solida rispetto ai venditori di Unix: il rapporto suggerisce infatti che Windows continuerà a crescere nell’hi-end, specie in quei settori, come i data center, dove negli ultimi anni è riuscito a ritagliarsi una discreta fetta del mercato. E’ probabile, secondo Goldman Sachs, che l’avanzata di Linux rallenti ma non fermi quella di Windows: tuttavia, a lungo termine, il Pinguino sembra confermarsi la piattaforma con i ritmi di crescita più elevati.

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Pubblicato il
14 gen 2003
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